“Ogni mattina – rivela monsignor Jean-Clément Jeanbart, l’arcivescovo melkita di Aleppo, città martire siriana, allo stremo dopo lunghissimi mesi di assedio – mi alzo alle quattro per cominciare a organizzare aiuti e servizi. Scrivo a tutti i miei amici e benefattori perché si attivino negli aiuti. Vedo tanta generosità soprattutto dagli italiani. Dobbiamo fare di più per aiutare più gente possibile, tra loro anche i nostri cristiani”. Non ci sono cifre certe sui cristiani rimasti ad Aleppo, “si parla di 50-60 mila”, dice mons. Jeanbart, “ma la loro presenza diminuisce gradualmente anche perché chi aveva chiesto un visto per Usa, Canada e Australia sta partendo”. Per l’arcivescovo “il futuro dei cristiani di Siria passa per l’istituzione di uno Stato laico e pluralista dove tutte le componenti della popolazione siano rispettate e riconosciute. C’è una identità cristiana da mantenere per il bene della Siria e di tutta la regione, per questo i cristiani vanno aiutati a restare nella terra in cui sono nati. Solo così potranno contribuire alla riconciliazione nazionale”. Ma perché ciò accada “è necessario che i colloqui di Ginevra abbiano un esito positivo. Purtroppo il tempo passa e la nostra speranza si affievolisce. La pace verrà se i fondamentalisti non prevarranno. E sarà un bene per la Siria e tutto il Medio Oriente”.

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