DIOCESI – Giovedì 26 Maggio presso la Chiesa Cattedrale Madonna della Marina il Vescovo Carlo Bresciani ha presieduto la Solennità del Corpus Domini. Con questa importante celebrazione nella quale si porta in processione Gesù per le vie della città non si esibisce la Presenza ma si risveglia la memoria, forse assopita, di quanto questa Presenza significhi per la storia dell’umanità, della Chiesa e di ciascuna persona.
Presenza che non abbandona ad un destino che conduce solo alla morte, magari dopo estreme difficoltà, ma Presenza che segue, passo dopo passo, ogni respiro della persona per aprirla al grande mistero della conversione e dell’Amore del Creatore.

Durante l’omelia il Vescovo Bresciani ha afferamato: “Onoriamo e adoriamo la presenza reale di Gesù in mezzo a noi, presenza che ci viene donata incessantemente dalla Chiesa. Sono molto contento di salutare i bambini che con gioia hanno ricevuto quest’anno la prima Comunione, accompagnati dai loro genitori. Bambini, con la vostra partecipazione questa sera fate festa al Signore e gli dite grazie perché è venuto a voi per la prima volta e lui vi dice che è molto contento di vedervi qui a fare festa con Lui, e lo sono anch’io insieme a tutta la comunità.

Saluto le autorità civili e militari che con la loro presenza danno rilievo e onore al mistero eucaristico e alla sua rilevanza per la costruzione di una società civile solidale nell’amore.

Tutti ci interroghiamo su quale possa essere la strada per costruire un futuro di speranza degno di tutti, sia per la nostra vita personale, sia per la vita di relazioni sociali e civili nelle quali tutti siamo immersi, senza poterne fare a meno. Non sempre il discernimento sulle scelte concrete ci appare immediato; non di rado si hanno idee diverse e spesso dobbiamo riconoscere che abbiamo bisogno della collaborazione di tutti, con l’apporto delle migliori idee che ciascuno riesce ad offrire. C’è però una condizione indispensabile di partenza, necessaria perché si possano raggiungere risultati positivi: che nessuno cerchi di imporre i propri interessi egoistici, ma tutti ci si metta alla ricerca del bene di tutti. Ciò richiede disinteresse, pazienza (tanta pazienza) e tanta disponibilità a donare tempo e fatica, anche senza riconoscimenti.

Naturalmente quando si tratta di collaborare ad un’opera comune le opinioni possono anche divergere. Ciò non necessariamente è segno di dinamiche sociali in qualche modo alterate, purché non si perda di vista che il fine da cercare è un bene comune e che per realizzarlo occorre cercare e accettare convergenze e punti di incontro, più che esasperare divergenze o esaltare gli interessi dei pochi a scapito dei molti. Alla fine, non possiamo mai dimenticare che tutti dobbiamo vivere nella stessa casa. Solo se tutti contribuiamo a costruirla, essa sarà più abitabile per tutti.

In tutto ciò la solennità che stiamo celebrando, quella del corpo di Cristo, ci è di ispirazione: Gesù ha donato la sua vita per fare dei molti un popolo solo, per insegnarci a volerci bene tra noi, come Dio lo vuole a ciascuno di noi. La sua opera è stata impostata su dinamiche di donazione e di inclusione, cercando soprattutto coloro che, benché amati da Dio Padre comune, venivano esclusi e lasciati ai margini della società. Proclamando la dignità di ogni essere umano in quanto figlio di Dio, non si è chiuso su criteri di nazionalità o di razza, di salute o di malattia; non dando rilievo a interessi particolaristici, ha abbattuto i muri di divisione.

Solo dinamiche di inclusione creano i presupposti per una società in cui l’uguale dignità di tutti possa essere concretamente promossa e solo così vengono disinnescate tensioni minacciose per la pace, purtroppo sempre in agguato. Una società che permette l’accentuazione delle disuguaglianze culturali od economiche si fonda su fragili fondamenta e si illude di poter custodire la pace sociale. In modo analogo lo è una società che, magari solo perché gridano di più o hanno più poteri di far sentire la loro voce, rincorre i desideri dei pochi a scapito dei diritti dei più.

La società, come la Chiesa – che dal punto di vista umano ben lo sappiamo è una società – ha bisogno di persone generose che con disinteresse personale, dedizione donano tempo e fatica alla costruzione della casa comune, sapendo che c’è sempre qualcuno che sembra trovare gusto ad ostacolare qualsiasi progetto positivo e dedica energie a distruggere ciò che con fatica è stato costruito o si sta cercando di costruire, salvo poi lamentarsi per ciò che manca proprio a causa della loro opera demolitrice. L’immagine mitologica di Sisifo sembra talora adattarsi a chi si dedica alla casa comune: ma il mito, come ben sappiamo, esagera alcuni aspetti della realtà per metterli in rilievo e metterci in guardia. L’eucaristia ci parla di prospettive più positive e più cariche di speranza.

La vicenda umana di Gesù, che si riassume nel suo corpo donato e nel suo sangue versato (il mistero che oggi celebriamo), è illuminante a questo riguardo. La sua opera di riconciliazione degli uomini con Dio e tra di loro è stata rifiutata: oggi diremmo perché si è scontrata con i poteri forti del tempo che difendevano il loro potere politico-religioso. Solo perché Gesù non si è lasciato fermare dalla prepotenza, anche a costo della vita, la speranza degli ultimi ha trovato risposta e non si è spenta.

Di fatto, non dobbiamo mai dimenticarlo, siamo membra di un solo corpo sociale ed ecclesiale e tutti siamo chiamati a tenerlo vivo e a farlo crescere. Solo una dinamica di donazione lo può fare, per questo traiamo ispirazione e sostegno dal mistero eucaristico: Gesù costruisce la sua Chiesa donandosi senza reticenze, rinnovando il suo dono ogni giorno.

Sappiamo che l’eucaristia che riceviamo ci manda in missione non solo nella Chiesa, ma anche nella società e ci spinge a quella conversione missionaria che papa Francesco non si stanca di richiamare a tutti i cristiani.

Il Congresso eucaristico nazionale, che si terrà a Genova nel prossimo settembre, ha come tema proprio “L’eucaristia sorgente della missione”. Non è pensabile una Chiesa che si costruisca fuori o semplicemente a fianco della società, quasi che i cristiani non siano anche e contemporaneamente cittadini a tutti gli effetti e, quindi, non abbiano a portare dentro la società civile quei valori umani universali di assoluta giustizia, specchiata onestà, generosa solidarietà e di capacità di spendersi per il bene di tutti. Ovviamente nel rispetto di tutti, ma anche nella serena e decisa affermazione di quei valori umani che stanno alla base di una convivenza fondata sulla giustizia e con la piena consapevolezza che la semplice giustizia senza misericordia e carità non basta.

La processione eucaristica attraverso alcune vie della nostra città, che tra poco faremo, vuole significare questa  volontà del cristiano che, alimentato dal pane donato da Dio in Gesù Cristo, non fa mancare la sua presenza costruttiva nella società civile e desidera contribuire a una convivenza civile fondata sulla giustizia e sull’amore che si dona per il bene di tutti.

Il Signore Gesù eucaristico, sostenga, benedica e accompagni tutti noi, nei diversi ruoli che ci sono affidati nella Chiesa e nella società. Gesù eucaristia, per intercessione di Maria, Madonna della marina, benedica la nostra città di san Benedetto e tutta la nostra amata Chiesa truentina.

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