MARCHE – Il Progetto Policoro continua il suo cammino nella nostra diocesi, passando attraverso la formazione. Dopo l’incontro formativo interregionale, avvenuto a Loreto nel mese di aprile, con i giovani AdC delle Marche e della Calabria, è stato il momento dell’importante trasferta a Soverato, in Calabria. Oltre 35 Animatori di Comunità provenienti da Marche, Umbria, Abruzzo, Molise e Calabria hanno affrontato importanti temi di Economia Civile, ovvero, l’esperienza della socialità umana e della reciprocità all’interno di una normale vita economica, partendo dal presupposto che possano esistere principi “altri” dal profitto e dallo scambio strumentale. Attraverso le preziose competenze della prof.ssa Sabrina Bonomi, Docente, consulente e progettista, ricercatrice in Organizzazione aziendale dell’Università degli studi eCampus e del Prof. Fabio Poles, Chief Coordinator del Distretto Veneziano della Ricerca della Fondazione Ca’ Foscari, sono stati trattati temi propedeutici per la formazione degli AdC, come i Beni Relazionali, il Capitale Sociale e attraverso laboratori di gruppo, la rappresentazione dell’idea d’impresa.
Nella quattro-giorni calabrese, i giovani AdC marchigiani sono stati accompagnati e sostenuti da don Francesco Pierpaoli, responsabile della pastorale giovanile delle Marche, il quale ci ha donato la sua testimonianza ricca di concretezza, ma soprattutto, di fiducia nell’avvenire e nei giovani:
Sono stato in Calabria per la formazione interregionale del progetto Policoro con i giovani Animatori di Comunità di Marche, Umbria, Abruzzo, Molise e Calabria. Giovani, Vangelo, Lavoro tre parole care a questo progetto che si sono incrociate con l’esperienza concreta di Comunità! Credo che oggi dobbiamo dare sempre più dare concretezza a quest’ultima parola. Ai giovani manca una comunità cristiana che sappia condividere con loro la novità straordinaria del Vangelo che entra dentro la storia attraverso la mani operose dell’uomo!
Ho partecipato ad incontri a dir poco entusiasmanti e commoventi. Concreti. I giovani con le loro competenze si sono messi in gioco per avviare processi di rinnovamento e di cambiamento. Hanno accolto l’invito di Papa Francesco a Firenze e non sono stati al balcone! Non costringiamoli a tornare spettatori nelle nostre comunità.
Questi giovani rappresentano una generazione con cui siamo in debito, leggevo qualche mese in un giornale. La generazione del precariato, povera di opportunità, che si è sentita definire «bambocciona» e «schizzinosa» da una classe politica che non ha sempre l’autorità per dare lezioni.
E mi auguro che nella Chiesa nessuno pensi questo.
Ci sono ventenni rassegnati, che non studiano, non si formano, non lavorano. Ci sono ventenni che non piagnucolano ma si mettono in gioco.
Un invito forte questo per le nostre diocesi marchigiane a valorizzare la risorsa rappresentata dai giovani che fanno parte di questo progetto. Dobbiamo essere certamente esigenti quando li si sceglie ma essere altrettanto capaci, una volta che terminato il loro servizio, di valorizzarli nell’impegno sociale e politico, per una società più giusta, in processi virtuosi nella ricerca del bene comune … non rimettiamoli (con tutto il rispetto) a fare i catechisti e gli educatori dei bambini!