Erano in 25mila, a Washington, a due passi dal Lincoln Memorial. Mentre continuava ad impazzare la corsa per la Casa Bianca, una settimana fa, i non credenti americani hanno organizzato una manifestazione per urlare slogan come “Good Without God” e “Make America Secular Again”. La cantante Shelley Segal ha cantato, fra le altre cose: “Io non credo nelle fate o in Gesù”. Alla manifestazione di quelli che in America hanno sempre chiamato “noners” (per dire che non si riconoscono in nessuna religione) o adesso, più semplicemente, “atheist”, c’erano anche rappresentanti del mondo della scienza.
La novità è stata però un’altra.
La manifestazione, definita “Reason Rally”, si è svolta a pochi giorni di distanza dalle primarie di Washington e, per la prima volta, hanno partecipato anche un paio di deputati del Congresso. Non era mai successo in altre manifestazioni analoghe. Secondo gli organizzatori, infatti, la partecipazione ad un’iniziativa di “atheist” fino a poco tempo fa avrebbe rappresentato il suicidio politico per chiunque.
“Questo è un cambiamento potente”, ha detto Lyz Liddell, direttore esecutivo del rally. “Erano disposti a correre il rischio”. Qualcosa sta cambiando nella politica americana. Evangelici e cattolici hanno sempre avuto un peso non marginale nelle scelte politiche degli statunitensi. Basterebbe analizzare le campagne elettorali dei due Bush o dei Kennedy o di Nixon o di Reagan, eccetera. I non credenti americani ritengono che sia giunto il loro momento. Secondo i sondaggi più aggiornati, un americano su quattro (il 25%) dichiara di non credere in nessuna religione. Nel congresso, però, i non credenti sono rappresentati in misura inferiore. Nelle ultime elezioni del 2012, per esempio, l’elettorato non credente non ha superato il 12%. Adesso, in occasione della sfida elettorale fra Trump e Clinton, gli “atheist” americani si sono scatenati. Su “Reddit”, il sito di condivisioni di opinioni e commenti più frequentato dagli americani (il sito è al 29mo posto nelle classifiche del traffico internet negli Usa), le pagine animate dagli “atheist” in queste settimane si sono riempite di analisi politiche sui candidati alla Casa Bianca. La maggior parte dei post chiedono
un processo di “normalizzazione” dell’ateismo, simile alle dinamiche che hanno caratterizzato le comunità gay.
L’ateismo, dicono, è l’ultimo “taboo”. Tutti chiedono con insistenza di privilegiare un candidato Presidente che non faccia della religione un cavallo di battaglia. Il 2016, dicono gli attivisti di questo neonato movimento, sarà caratterizzato non dal populismo ma dal rifiuto bipartisan degli schieramenti a tinte religiose, di destra o di sinistra. “I motivi di frattura fra le religioni che sono stati così determinanti nelle elezioni di quattro anni fa, non sembrano avere più la stessa forza”, ha detto Daniel Cox, direttore della ricerca presso il Public Religion Research Institute. Gli evangelici, un gruppo molto coeso e preponderante in Usa, ha spiegato Cox, sono molto bravi a far votare i loro rappresentanti al Congresso. Il risultato è che, stando alle statistiche, il 90% dei deputati si dichiara cristiano. Il dato, ha detto Cox, è in contrasto con la realtà della crescita dei non credenti. Il movimento, però, è molto diviso. Ne fanno parte gruppi che si definiscono atei, agnostici, umanisti e “altro”, solo per citarne alcuni. Secondo David Silverman, presidente degli atei americani, “la strategia dovrà cambiare. La divisione non aiuta”. La politica ufficiale, ovviamente, si è accorta del fenomeno e sta cercando di cavalcare la nuova ondata di ateismo organizzato negli Usa.
Si può spiegare in questo modo la polemica che Trump ha scatenato contro Papa Francesco. E’ vero che il miliardario si definisce “presbiteriano”, ma la religione non compare mai nelle highlights dei suoi discorsi. Anche Sander, da parte sua, ha evitato ogni possibile riferimento alla religione e i “non religiosi” americani se ne sono accorti.
Basterebbe leggere i loro commenti su Reddit.
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