anno pastoraleDIOCESI – La Pastorale diocesana informa che nel mese di giugno sono stati incontrati quasi tutti i segretari dei Consigli Pastorali parrocchiali per preparare la verifica dell’anno pastorale.

Con l’ausilio del sussidio preparato dalla CEI dopo il Convegno di Firenze dal titolo “sognate anche voi questa Chiesa” , ci si è soffermati sullo stile e la pratica della sinodalità ed in modo particolare si sono sintetizzati i seguenti punti: collegialità e ministerialità nella Chiesa apostolica, lo stile collegiale secondo il Vaticano II, le esperienze del Sinodo sulla famiglia e del Convegno di Firenze e i percorsi di sinodalità tra collaborazione e comunione.

Eccoli trattati in sintesi:

  • Collegialità e ministerialità nella Chiesa apostolica. Il primo esempio di collegialità nella Chiesa si ritrova al cap. 15 degli Atti circa la delicatissima questione dell’accoglienza dei pagani: un sinodo fatto di ascolto, di discussione ed infine di una decisione dopo aver invocato lo Spirito su tutta la comunità apostolica per discernere la volontà di Dio. Il secondo esempio è l’istituzione dei diaconi (Atti 6,1-6): consapevolezza della differenziazione dei compiti (apostoli: preghiera e predicazione, diaconi: servizio delle mense..) secondo i carismi ricevuti ( in altre parole la parrocchia non si identifica col prete o peggio ancora con qualche persona ‘tuttofare’!). Emergono due aspetti: la collegialità nelle decisioni in seno al gruppo di coloro che guidano la comunità e la corresponsabilità nel corpo ecclesiale che si traduce in ministerialità. E’ lo stile della Chiesa di ogni tempo.
  • Lo stile collegiale secondo il Vaticano II: il Concilio ci ha ricordato che l’essenza della Chiesa è la comunione in Cristo tra quanti sono battezzati nel suo nome. La figliolanza divina, ricevuta mediante lo Spirito, accomuna e unisce tutti i suoi membri e fonda la differenziazione dei doni e dei ruoli finalizzata al bene e all’unità di tutto il corpo ecclesiale. La rilettura dei documenti conciliari richiama ancora oggi la necessità di un agire più comunitario a tutti i livelli ad immagine della Trinità. “Come partecipi della missione di Cristo sacerdote, profeta e re, i laici hanno la loro parte attiva nella vita e nell’azione della Chiesa. All’interno delle comunità ecclesiali, la loro azione è talemente necessaria che, senza di essa, lo stesso apostolato dei pastori non può per lo più ottenere il suo pieno effetto” (Decreto Apostolato dei laci n. 10).
  • Le esperienze del Sinodo sulla famiglia e del Convegno di Firenze: papa Francesco in tutto il suo ministero riprende e rafforza questo orientamento affermando chiaramente nella Evangelii Gaudium che tutti i membri della Chiesa sono soggetto attivo dell’evangelizzazione (EG n. 120). Egli afferma anche che il Vescovo “nella sua missione di favorire una comunione dinamica, aperta e missionaria, dovrà stimolare e ricercare la maturazione degli organismi di partecipazione (EG n. 31). Presupposto di questo sogno missionario di arrivare a tutti, fino alle estreme periferie, è una vera conversione pastorale (basta col si è fatto sempre cosi!). Il richiamo è chiaro: ogni diocesi, ogni comunità cristiana, sono chiamate a rinnovarsi secondo uno spirito di collaborazione e ministerialità per essere maggiormente aperte alla missione e alla testimonianza evangelica. Non si può non tener conto della metodologia inaugurata dal Sinodo sulla Famiglia e dal Convegno di Firenze, un metodo sinodale che comporta un camminare insieme.
  • Spunti pratici per percorsi di sinodalità, collaborazione e comunione: il metodo sinodale non va dato per scontato ma va predisposto e appreso. Alla sinodalità ci si educa attraverso alcuni atteggiamenti e gesti concreti indispensabili: la preparazione, l’ascolto, la progettazione.

La struttura di partecipazione a livello diocesano e parrocchiale è il Consiglio Pastorale. Le tappe fondamentali: la convocazione dei CPP contenga una traccia degli argomenti in modo che personalmente o in gruppi i consiglieri possono riflettere (riflessione personale) possono pregarci perché il Signore i preceda i loro sforzi e li renda fruttuosi ( preghiera), disponendosi a partecipare all’incontro senza pregiudizi e col desiderio della comunione ( umiltà). Chi modera introduca al dibattito, dia a tutti la parola (regole), curi l’ascolto e la comprensione senza schernire o imporre (attenzione) e curando di tener conto della del cammino della comunità diocesana e parrocchiale oltre che del contesto sociale (attualizzazione). Infine si abbia cura di formulare delle proposte concrete : concrete, attuabili e sostenibili (conretezza), quanto emerso dal Consiglio sia messo a disposizione dell’intera comunità attraverso idonee modalità (condivisione) ed infine si stabilisca le modalità di un monitoraggio e i tempi della verifica ( verifica).

Circa la verifica dell’anno pastorale si è detto che uno degli aspetti importanti nella programmazione è proprio la verifica finale, atto sul quale normalmente si sorvola o si esaurisce in brevi e vaghe considerazioni. L’azione pastorale che si accontenta di ripetizioni diventa facile preda di stanca e insoddisfatta rassegnazione. La verifica aiuta a fare verità sulla pastorale, sia come analisi e valutazione della situazione, sia come illuminazione e orientamento di progettualità.

Le obiezioni alla verifica pastorale

Non mancano le obiezioni sul piano sia teologico che pratico. Sul versante teologico si obietta che la fede non è realtà quantificabile e misurabile. Non si tratta di valutare l’azione di Dio ma la corrispondenza umana alla sua azione di salvezza.

Sul piano pratico le difficoltà avanzate fanno spesso da copertura al timore di trovarsi di fronte a un bilancio troppo insoddisfacente. L’azione pastorale, tuttavia, senza l’istanza critica della verifica rischia di dibattersi tra gli slanci delle buone intenzioni e i ripiegamenti delle disillusioni. Non si tratta di “dare il voto” alle realtà ecclesiali ma di comprendere il momento presente, per orientare e migliorare la qualità e l’efficacia dell’azione pastorale. La verifica pastorale è atto di discernimento evangelico, nell’orizzonte proprio della fede. Sul piano operativo è il momento finale del processo di programmazione pastorale.

Inoltre, si ricorda che il nostro Vescovo all’inizio dell’anno ha invitato tutta la comunità a concentrarsi su tre punti (Cfr Calendario Pastorale pag. 3- 7):

  • Il Giubileo della Misericordia
  • La collaborazione pastorale nelle vicarie e nelle zone
  • Alcune attenzione a partire dagli eventi della Chiesa (sinodo sulle famiglie; Convegno di Firenze, GMG Cracovia): giovani, famiglia e carità.

Si tratta di individuare punti di forza, di debolezza e possibili passi per il cammino futuro. La griglia messa a disposizione vuole aiutare a non perdersi sui “grandi sistemi’, ma a partire dalla concretezza delle situazioni vissute. La verifica, che verte innanzitutto sul ‘quadro generale’, poi sul lavoro degli uffici pastorali, sulla pianificazione delle tappe, sulla pastorale parrocchiale e sulla possibilità di esprimere considerazioni finali e suggerimenti, può essere utilizzata anche solo nei settori che interessano ed è da restituire via email pastoralediocesana@gmail.com e ai membri del Consiglio Pastorale Diocesano di vicaria entro il 25 giugno 2016.

 

 

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