Le nostre Chiese “sentono il pianto di coloro che sono affaticati e oppressi, delle vittime di violenze e fanatismo, discriminazioni e persecuzioni, ingiustizie sociali, povertà e fame”. Così scrive il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, nella lettera inviata a papa Francesco in occasione della Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, consegnatagli questa mattina nel corso dell’udienza alla delegazione del Patriarcato ecumenico. Bartolomeo ricorda “con profonda gratitudine” l’incontro avvenuto a Lesbo, il 16 aprile scorso (e citato pure dal Papa nel suo discorso alla delegazione). Un incontro – sottolinea il Patriarca – che ha avuto l’obiettivo di offrire “sostegno a migranti e rifugiati, dando loro coraggio e speranza”, ma ribadendo anche “la necessità di garantire una soluzione pacifica di fronte alla più grande crisi umanitaria dai tempi della seconda Guerra mondiale, tra le cui vittime di contano anche le popolazioni cristiane”. In particolare, Bartolomeo guarda all’Europa: “L’attuale crisi dei rifugiati e dei migranti – scrive – ha dimostrato la necessità per le nazioni europee di affrontare questo problema sulla base degli antichi valori cristiani di fraternità e giustizia sociale. Riconosciamo che la civiltà europea non può essere compresa senza fare riferimento alle sue radici cristiane e che il suo futuro non può essere una società interamente secolarizzata o soggetta all’economicismo e alle varie forme del fondamentalismo”. Il Patriarca parla poi del cammino ecumenico – laddove il dialogo di verità nella carità “conferma i comuni modelli cristiani” e porta “alla conoscenza teologica, all’esperienza ecumenica e al reciproco arricchimento” spirituale – e del comune impegno per la salvaguardia del Creato, per la quale è richiesto “un cambio radicale di atteggiamento”. Infine, il Concilio panortodosso appena conclusosi: Bartolomeo chiede a Francesco di pregare per “un risultato fruttuoso di tale incontro”, mentre prega il Signore affinché fortifichi il Pontefice “per il bene della Chiesa e l’unità dei cristiani, a beneficio dell’umanità così travagliata”.