prostituzione“La tratta di esseri umani e lo sfruttamento sessuale hanno come cause profonde la diseguaglianza tra uomini e donne e la povertà, aggravate dalle disparità etniche e da altre ingiustizie come i conflitti armati. Le vittime appartengono alle categorie vulnerabili, in condizioni sociali e economiche sfavorevoli”. Lo sottolinea la Comunità Papa Giovanni XXIII, che ieri lancia la campagna “Questo è il mio corpo” e divulga i dati del fenomeno della prostituzione schiavizzata in Italia, in occasione della presentazione alla Camera dei deputati di una proposta di legge (Atto Camera 3890 “Modifica all’articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n. 75, concernente l’introduzione di sanzioni per chi si avvale delle prestazioni sessuali di soggetti che esercitano la prostituzione”). Secondo la Comunità, “deve essere superato e accantonato il punto di vista di chi vorrebbe difendere la libertà sessuale di chi va con le prostitute. È una ‘libertà’ esercitata nei confronti di una persona che non è libera e non ha scelta: soggetti deboli, a volte poco più che adolescenti, privati dei documenti, sradicati dal loro paese, non in grado di difendersi e di reagire; donne vendute, costrette con la forza o ‘esportate’ con l’inganno”.
In Italia “l’atto del prostituirsi non è illegale, ma da tempo e da più parti se ne richiede una regolamentazione”. Diversi studi (Raccomandazione del Consiglio d’Europa su sfruttamento sessuale e prostituzione, e sulle loro conseguenze per la parità di genere, 2013, cd Risoluzione Honeyball) riferiti a Germania, Danimarca e Paesi Bassi, che hanno da anni legalizzato la prostituzione, fa notare la Papa Giovanni XXIII, “concludono che la legalizzazione aumenta la richiesta di prostitute, non riduce la criminalità e rende più difficoltosa la punizione dei colpevoli”. Il 75-80%delle donne presenti nei bordelli olandesi e tedeschi “è stata trafficata contro la propria volontà. Nella classifica dei paesi europei coinvolti nella tratta di esseri umani ai primi posti troviamo Germania e Paesi Bassi”. Invece, in Svezia, Finlandia, Norvegia, Islanda, Irlanda del Nord (Regno Unito) e Francia vige invece il “modello nordico”, che punisce il cliente. “I numeri – ricorda la Comunità – attestano che questo è un sistema efficace, che ha esercitato un enorme deterrente sulla tratta ai fini di sfruttamento sessuale”.

Entra a far parte della Community de L'Ancora (clicca qui) attraverso la quale potrai ricevere le notizie più importanti ed essere aggiornati, in tempo reale, sui prossimi appuntamenti che ti aspettano in Diocesi.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *