DIOCESI – Lectio delle Monache Clarisse del monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto sulle letture di domenica 17 luglio.
Abramo, Paolo, Marta, Maria…tanti personaggi, nella liturgia di questa domenica, che accolgono, ospitano un Dio pellegrino negli spazi della loro vita quotidiana.
Uomini e donne che percepiscono e riconoscono in chi hanno di fronte una “Presenza Altra” e ad essa spalancano le porte del cuore tanto che la loro vita ne è segnata e coinvolta.
Abramo, affaticato per una promessa, quella di Jahvè riguardante la sua discendenza, che tarda a realizzarsi, è seduto all’ingresso della tenda, «nell’ora più calda del giorno», nel momento in cui le difficoltà picchiano forte sulla nostra testa, sulle nostre spalle.
E’ proprio in questo momento e in questo preciso luogo che Dio viene incontro a quest’uomo e ad ogni uomo…è in questo frangente che Abramo non esita a chiedere a Dio di «non passare oltre senza fermarti dal tuo servo» e, da seduto che era, comincia un movimento quasi frenetico per accogliere degnamente colui che si è presentato all’ingresso della sua tenda, nella sua esistenza; un movimento che coinvolge tutta la sua famiglia, tutta la sua casa: in fretta prepara agli ospiti da mangiare…così «mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli mangiarono».
Abramo è attento, è in atteggiamento di ascolto, di totale apertura…ed è questo che gli permette di accogliere quella Parola che gli promette “impossibili” eventi di vita per la sua famiglia, una Parola che lo aiuta a rialzarsi e continuare a camminare nella vita.
Paolo, lo leggiamo nella seconda lettura tratta dalla lettera ai Colossesi, accoglie nella propria carne le sofferenze stesse di Gesù, le accetta e le vive a favore della sua chiesa. Egli, nonostante sia in prigione, continua ad accogliere, cioè, quel Gesù che gli ha affidato una missione: «portare a compimento la Parola di Dio», contribuire alla realizzazione della Parola «per rendere ogni uomo perfetto in Cristo», perché ogni uomo possa pienamente realizzare la sua vita e camminare, procedere in avanti.
Marta e Maria danno ospitalità sincera e fervida al Signore, pellegrino verso Gerusalemme, e in Lui, accolgono il “Dio che visita il suo popolo”. Troppe volte abbiamo letto, e forse continuiamo a leggere, in questo brano del Vangelo, una sorta di contrapposizione tra due atteggiamenti: l’ascolto della Parola del Signore, ovvero la contemplazione, e il servizio concreto al prossimo. Un porre nel giusto il comportamento di Maria, ai piedi del Signore e in ascolto della sua Parola, e un considerare non buono il prodigarsi di Marta nelle cose da preparare e nelle faccende domestiche.
Il rimprovero, se così possiamo chiamarlo, di Gesù a Marta, vuole solo indicare che un’accoglienza secondo i codici e i canoni culturali dell’epoca, socialmente doverosi, non può bastare per il Signore. Il primo servizio da rendere a Dio e a tutti è sempre l’ascolto…e dall’ascolto nasce la relazione e scaturisce tutto il resto.
La Parola di Dio ha bisogno dell’uomo, terreno su cui essere fecondata: un uomo non distratto, distolto, tirato qua e là da quanto lo circonda ma guidato, attratto, nutrito, animato da quella Parola che il Signore, nella sua Chiesa, non manca mai di donarci e farci gustare ogni giorno.
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