Abramo, Paolo, Marta, Maria…tanti personaggi, nella liturgia di questa domenica, che accolgono, ospitano un Dio pellegrino negli spazi della loro vita quotidiana.
Uomini e donne che percepiscono e riconoscono in chi hanno di fronte una “Presenza Altra” e ad essa spalancano le porte del cuore tanto che la loro vita ne è segnata e coinvolta.
Abramo, affaticato per una promessa, quella di Jahvè riguardante la sua discendenza, che tarda a realizzarsi, è seduto all’ingresso della tenda, «nell’ora più calda del giorno», nel momento in cui le difficoltà picchiano forte sulla nostra testa, sulle nostre spalle.
E’ proprio in questo momento e in questo preciso luogo che Dio viene incontro a quest’uomo e ad ogni uomo…è in questo frangente che Abramo non esita a chiedere a Dio di «non passare oltre senza fermarti dal tuo servo» e, da seduto che era, comincia un movimento quasi frenetico per accogliere degnamente colui che si è presentato all’ingresso della sua tenda, nella sua esistenza; un movimento che coinvolge tutta la sua famiglia, tutta la sua casa: in fretta prepara agli ospiti da mangiare…così «mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli mangiarono».
Abramo è attento, è in atteggiamento di ascolto, di totale apertura…ed è questo che gli permette di accogliere quella Parola che gli promette “impossibili” eventi di vita per la sua famiglia, una Parola che lo aiuta a rialzarsi e continuare a camminare nella vita.
Paolo, lo leggiamo nella seconda lettura tratta dalla lettera ai Colossesi, accoglie nella propria carne le sofferenze stesse di Gesù, le accetta e le vive a favore della sua chiesa. Egli, nonostante sia in prigione, continua ad accogliere, cioè, quel Gesù che gli ha affidato una missione: «portare a compimento la Parola di Dio», contribuire alla realizzazione della Parola «per rendere ogni uomo perfetto in Cristo», perché ogni uomo possa pienamente realizzare la sua vita e camminare, procedere in avanti.
Marta e Maria danno ospitalità sincera e fervida al Signore, pellegrino verso Gerusalemme, e in Lui, accolgono il “Dio che visita il suo popolo”. Troppe volte abbiamo letto, e forse continuiamo a leggere, in questo brano del Vangelo, una sorta di contrapposizione tra due atteggiamenti: l’ascolto della Parola del Signore, ovvero la contemplazione, e il servizio concreto al prossimo. Un porre nel giusto il comportamento di Maria, ai piedi del Signore e in ascolto della sua Parola, e un considerare non buono il prodigarsi di Marta nelle cose da preparare e nelle faccende domestiche.
Il rimprovero, se così possiamo chiamarlo, di Gesù a Marta, vuole solo indicare che un’accoglienza secondo i codici e i canoni culturali dell’epoca, socialmente doverosi, non può bastare per il Signore. Il primo servizio da rendere a Dio e a tutti è sempre l’ascolto…e dall’ascolto nasce la relazione e scaturisce tutto il resto.
La Parola di Dio ha bisogno dell’uomo, terreno su cui essere fecondata: un uomo non distratto, distolto, tirato qua e là da quanto lo circonda ma guidato, attratto, nutrito, animato da quella Parola che il Signore, nella sua Chiesa, non manca mai di donarci e farci gustare ogni giorno.