( SIR )
“L’individualismo stigmatizza gli stranieri, le minoranze, i migranti e i poveri; mette loro contro la società – ovvero li discrimina – e li accusa di essere la causa di tutti i problemi”. Nel suo nuovo libro “I migranti sono miei fratelli. Siamo chiamati ad accogliere” (Editrice missionaria italiana), il cardinale arcivescovo di Manila Luis Antonio Tagle sviluppa una riflessione sulla realtà delle migrazioni (che lui conosce bene, visto l’alto numero di filippini emigrati all’estero) e chiede una maggior coscienza e impegno dei cristiani nell’accogliere migranti e profughi. “Non possiamo dimenticarci di quanto sta succedendo – sostiene -. Gli uomini, e tra loro i politici, devono agire. La Chiesa pure. Sono nostri fratelli. I migranti sono persone, non numeri”.
Nel suo testo Tagle unisce riflessione teologica e racconto di esperienze personali. Prendendo spunto da alcuni dei teologi e delle teologhe più noti oggi, tra i quali Tomáš Halík, Barbara Reid, Albert Vanhoye, il cardinale approfondisce il tema biblico delle “ferite” e della “Galilea delle genti”. Inoltre, come presidente di Caritas Internationalis, fa riferimento ai vari incontri con gli ultimi da lui avuti in diverse parti del mondo: “Quando sono stato eletto presidente di Caritas Internationalis, mi sono detto che avrei dovuto portare un po’ di ispirazione e di luce a tutte queste persone povere. Ma, per la verità, è capitato che sono io a trovare ispirazione e insegnamento da tutti quelli che soffrono. Queste persone mi hanno insegnato ad amare e ad avere speranza”.
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