Di SIlvio Giampieri

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“Dio scrive nelle nostre vite e non si stanca mai”. Con queste parole monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico dell’Università Cattolica, ha risposto ieri alla prima domanda rivoltagli, durante la catechesi tenuta a Wola Radziszowka, dai giovani delle diocesi di Ancona, Senigallia, Loreto, Camerino, Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto, riguardante il “Come la misericordia di Dio agisca in ciascuno di noi”. Il presule ha proseguito raccontando ricordi della propria esperienza personale come quando in seminario il rettore lo pose di fronte al bivio sul continuare la sua promettente carriera calcistica (a 17 anni titolare in C2) o proseguire il cammino vocazionale, mons. Giuliodori ha affermato: “Ho avuto un tonfo al cuore, è stato un momento difficilissimo, piansi. Il Signore però fu capace di condurre il mio cuore, mi fece comprendere quale fosse la mia strada e decisi di proseguire il cammino vocazionale e in senso professionale di appendere le ‘scarpette al chiodo’”. Un altro giovane ha poi domandato “qual è il giusto equilibrio tra giustizia e misericordia”? “La giustizia è il modo con cui Dio ha indirizzato il cammino dell’umanità, mentre la misericordia è il dilatarsi del cuore dell’uomo, sulla misura di quello di Dio che Gesù Cristo ci ha fatto conoscere”. Nell’ultima domanda riguardante “le ferite del cuore e la sofferenza” il vescovo ha risposto raccontando la propria testimonianza, del suo stretto rapporto con i disabili sin dai primi passi mossi come sacerdote, successivamente nel suo ministero episcopale a Macerata e ora presso il Policlinico Gemelli dove, tra i molti segni concreti di misericordia, ha anche inaugurato una casa di accoglienza per i più bisognosi.