Di Riccardo Benotti
La sventatezza dell’anonimo utente di TripAdvisor, che ha affidato alla rete la protesta contro la direzione di un albergo abruzzese in cui alloggiava, ha scatenato una ridda di polemiche. Di fronte alla preoccupazione del padre di famiglia, che temeva per la serenità dei suoi figli costretti a condividere il villaggio con una “miriade di ragazzi disabili”, si è alzato unanime il coro di disapprovazione del web. Un argomento troppo ghiotto, in tempi di politicamente corretto, perché non scattasse immediata la ritorsione dei moralisti digitali.
La vicenda è semplice: un padre, che si vergogna di reclamare a voce con la direzione dell’albergo in un ultimo sussulto di decoro, pubblica una recensione sul portale di viaggi e minaccia di adire vie legali per la presenza inopportuna: “Non lo sapevo, ma era pieno di disabili. Non voglio discriminarli, ma non è stato bello far vedere ai miei figli tutte quelle persone sofferenti sulle sedie a rotelle. Avrei gradito una comunicazione preventiva, in modo da poter spostare la prenotazione a un’altra data”. Tutto sarebbe potuto finire in una domanda che non trovava risposta, in ossequio alla buona regola di lasciare alla stupidità lo spazio che merita.
Ma la rete è sempre a caccia di sangue, meglio se a buon mercato. E la storia, in fondo, nasce e muore proprio sui social network, rimbalzando sui media nazionali non tanto per la gravità del fatto quanto per il chiasso dei Like.
Episodio odioso, non c’è dubbio, ma sono davvero migliori del padre villano gli indignati della porta accanto, che la sera si scagliano contro l’ingiustizia di turno e la mattina parcheggiano su un posto riservato alle persone disabili? I perbenisti da tastiera che si lanciano in commenti di sperticato sdegno dal lettino prendisole e sono disposti a travolgere una signora incinta pur di non cederle il passo all’ufficio postale?
È certamente più facile inveire che riflettere, ad esempio sulla situazione penosa in cui versa il “turismo accessibile” in Italia, sfogarsi che compromettersi, iniziando a modificare almeno quei comportamenti che potrebbero rendere più facile la vita di tutti. Ma la rete, si sa, urla e strepita per poi tornare a dormire. In attesa della prossima inutile contesa, all’ultimo colpo di mouse.
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