DiDomenico Luciani
DIOCESI – Abbiamo intervistato Don Gabriele Paoloni amministratore parrocchiale della Chiesa di San Filippo Neri in San Benedetto del Tronto.
Don Gabriele come è nata la tua vocazione?
La mia vocazione ha uno svolgimento un po’ strano: io ho un cugino che attualmente fa parte della famiglia degli “Agostiani Scalzi” e in quel periodo che per lui segnava l’inizio delle scuole medie entrò in seminario a Montalto prima di me e ci rimase per circa un anno. Io, incuriosito da questa sua decisione, decisi di fare lo stesso.
Quando sono entrato io al seminario di Montalto, lui è uscito per entrare negli Agostiniani Scalzi e quindi non ci siamo mai incontrati nel seminario e poi lui ha avuto la sua storia di sacerdote, vivendo il suo ministero per la maggior parte del tempo a Roma, ricomprendo l’incarico di impiegato nella segreteria di stato Vaticana. Io invece ho fatto questo percorso: a Montalto tre anni delle medie,a Ripatransone,quarta e quinta ginnasio,quindi i tre anni di liceo classico , filosofia e teologia al seminario regionale di Fano. Così il 28 giugno 1967 sono stato ordinato sacerdote nella Chiesa di S.Benedetto Martire dal Vescovo Radicioni. Il prossimo anno quindi festeggio il cinquantesimo di sacerdozioi.
Dinanzi alla tua scelta di entrare in seminario, la tua famiglia come reagì?
Come succede sempre, la mamma,sapendo che dovevo andare a Montalto, considerando che per quei tempi sembrava dovessi andare agli estremi confini della terra, si mise a piangere; poi però mi hanno accompagnato serenamente . Non ho avuto problemi con la famiglia e mi hanno sempre piuttosto coccolato, accolto e capito.
Cosa ricordi in particolare di questi lunghi anni di sacerdozio?
Io ho avuto la fortuna di vivere il Concilio Vaticano II negli anni di teologia, perché quando sono uscito dal seminario nel 1967 il Concilio si era da poco concluso quindi siamo i “sacerdoti del Concilio”.
Io ricordo proprio l’ultimo anno del seminario, in particolare un campo scuola a Foce di Montemonaco sulla casa di Foce 2 insieme a tutti i seminaristi che frequentavamo a quell’epoca teologia a Fano e anche quelli di Fermo. In quei sette giorni di campo scuola studiammo tutti i documenti del Concilio Vaticano II: fu un’esperienza veramente molto bella. In particolare eravamo stimolati da sacerdoti che ci tenevano ad approfondire questa novità . Mi sento ancora un po’ il sacerdote del Concilio.
I primi quindici anni poi li ho trascorsi a San Benedetto del Tr. nella parrocchia Santa Maria della Marina ,Parrocchia centrale della nostra città. Eravamo simpaticamente detti i sessantottini e i giovani che frequentavano gli ambienti religiosi erano i giovani che si radunavano nei locali parrocchiali (parliamo di 200 o i 300 ragazzi che si organizzavano in gruppi come Emmaus, gruppi caritatevi…). Sono stati momenti veramente fantastici per quello che riguarda il fatto religioso pur avendo delle situazioni particolari, perché alcuni di questi giovani purtroppo sono stati sfiorati da gruppi estremisti.
Andiamo agli anni più recenti, i tuoi anni di Parroco a San Filippo Neri: cosa vuoi raccontare di questi anni ai nostri lettori?
Sono stato quindici anni alla Marina, poi negli anni 1981 – 1987 sono stato nella chiesa a “Fosso dei Galli”, un’esperienza stupenda perché ho fondato la chiesa di San Giacomo della Marca e di tutto questo ho un meraviglioso ricordo che porto ancora nel cuore.
E poi un caso particolare perché nessuno se lo aspettava, morì dopo don Gaetano gennaio del 1967, a maggio, dopo un anno e mezzo che faceva il parroco qui a San Filippo Neri don Ubaldo Grossi. Il vescovo Chiaretti mi chiamò dicendomi che c’era questa emergenza, vai a San Filippo Neri e resti almeno per qualche anno da solo. Poi arrivarono i primi vice Parroci
Ormai sono ventotto anni che sto qui: il primo parroco don Gaetano c’è stato appena ventiquattro anni quindi io per ora sono il più longevo. Attualmente stiamo lavorando alla preparazione di un libro sui cinquant’anni dalla consacrazione di questa chiesa, fatta da mons. Vincenzo Radicioni e proprio il prossimo anno sarà pubblicato in occasione di questo anniversario, della chiesa, speriamo rinnovata perché stanno anche partendo dei lavori. Il prossimo anno ricordo anche i cinquant’anni del mio sacerdozio.
Come vivrai queste cose a seguito della tua rinuncia pastorale a parroco di questa parrocchia?
Non credo che cambi molto, io serenamente al compimento del mio settantacinquesimo anno di età, l’8 giugno scorso, ho dato le dimissioni da parroco come previsto dal Codice di Diritto Canonico. Le indicazioni del Concilio Vaticano II valgono per tutti noi, sacerdoti e vescovi compresi: a 75 anni si danno le dimissioni. Sta al Vescovo poi decidere: per me ha voluto la nomina ad Amministratore Parrocchiale, essendo bene assistito ancora dalla salute. Mi sto abituando alla precarietà , noi siamo sempre precari, ci può chiamare il Vescovo in ogni momento anche quando siamo parroci nelle parrocchie perché al di là del fatto giuridico noi siamo a servizio, dove serve noi andiamo.
È bella questa precarietà ed è bello sentirsi a servizio senza impegni particolari: la mia preoccupazione sta nell’essere sempre capace di dare quello che posso dare, quello che mi viene chiesto con la massima disponibilità, il massimo impegno.
La mia preoccupazione è “sarò disoccupato o avrò da fare?”. Penso, però, che i sacerdoti non sono mai disoccupati perché se si impegnano a dare il loro contributo avranno sempre tante persone che lo andranno a cercare, quindi vivo molto serenamente queste dimissioni e ne ho parlato solo al Consiglio Pastorale che ho immediatamente convocato. In chiesa ancora non ho detto nulla: quando torneranno di più le persone, a settembre, lo dirò pubblicamente anche se ormai credo che la notizia si sia già diffusa.
silvana cocchini
Avrai da fare , Don Gabriele, ne sono certa, come hai avuto da fare e forse anche troppo dal momento in cui, ordinato Sacerdote non hai mai smesso di correre, anche a rischio della vita e, a qualunque ora del giorno e della notte eri sempre pronto a correre dove veniva richiesto il tuo aiuto. Nessuno forse meglio di me ricorda questi quasi 50 anni a servizio di tutti e non solo dei parrocchiani ma dei tantissimi che ricorrevano a te... Il Signore potrà dirtii: ma tu, don Gabriele,ti ricordi quella volta sulla strada da San Benedetto a.... Quell'uomo trovato mezzo morto ero io. Ti ricordi? Quel bambino affamato ero io. Ti ricordi? Quel migrante che tanti vogliono cacciare ero io. Quei nonni soli, abbandonati nelle case di riposo, ero io. Quell'ammalato solo in ospedale, che nessuno va a trovare, ero io,.quella Maddalena scacciata da tutti ? Si, Signore che ce lo ricordiamo perchè il nostro Parroco, pardon, il nostro AMMINISTRATORE PARROCCHIALE, senza stancarsi mai, incurante dei pericoli, lo ha sempre fatto, e ce lo ha insegnato a fare e non a parole, ma con la sua vita donata generosamente, abbondantemente ed ora che vengono accettate le sue dimissioni, per aver compiuto solo i primi 75 anni, ci sembra che il tempo si sia fermato a quel lontano 1968 quando iniziammo l' operazione EMMAUS, passata alla storia, ci sono voluti quasi 50 anni perchè le idee sconvolgenti di questo Prete venissero capite, meglio tardi che mai !!!
pippo
Tutto a posto si deve lasciare a 75 anni , bene, a differenza di tutto ciò invece ci sono parroci che a 93 anni svolgono ancora il loro servizio. Come si spiega tutto questo ?