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Il coraggio e l’audacia di lottare per restare radicati nel futuro

“Per seguire Gesù, bisogna avere una dose di coraggio, bisogna decidersi a cambiare il divano con un paio di scarpe che ti aiutino a camminare su strade mai sognate e nemmeno pensate, su strade che possono aprire nuovi orizzonti, capaci di contagiare gioia, quella gioia che nasce dall’amore di Dio, la gioia che lascia nel tuo cuore ogni gesto, ogni atteggiamento di misericordia. Andare per le strade seguendo la “pazzia” del nostro Dio che ci insegna a incontrarlo nell’affamato, nell’assetato, nel nudo, nel malato, nell’amico che è finito male, nel detenuto, nel profugo e nel migrante, nel vicino che è solo. Andare per le strade del nostro Dio che ci invita ad essere attori politici, persone che pensano, animatori sociali. Che ci stimola a pensare un’economia più solidale di questa. In tutti gli ambiti in cui vi trovate, l’amore di Dio ci invita a portare la Buona Notizia, facendo della propria vita un dono a Lui e agli altri. E questo significa essere coraggiosi, questo significa essere liberi!”

Ho deciso di condividere questo bellissimo passo del discorso di Papa Francesco, che in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia, ha donato a tutti i giovani. Un’esortazione bella ed entusiasmante, che ha saputo emozionarmi, pregna di molti argomenti di riflessione. Le parole vibranti e decise di Papa Bergoglio toccano un nervo scoperto della società odierna. Ci stiamo abituando all’individualismo, le nostre relazioni diventano sempre più deboli e poco stabili perché spesso siamo vittime di un colpevole immobilismo. Ci troviamo dinanzi ad un solipsismo imperante, ovvero, in una situazione in cui l’individuo pensante può affermare con certezza solo la propria esistenza poiché tutto quello che percepisce sembra far parte di un mondo fenomenico oggettivo a lui esterno ma che in realtà è tale da acquistare consistenza ideale solo nel proprio pensiero, cioè l’intero universo è la rappresentazione della propria individuale coscienza.

Francesco non si smentisce mai, sta sempre sul pezzo. Individua il problema e ci scuote, senza mezzi termini o discorsi impliciti. Ci chiama a seguire Cristo, ci chiama ad essere testimoni di Cristo attraverso la nostra vita. Non basta pregare e andare a messa per sentirsi a posto con la coscienza, dobbiamo agire. Non possiamo voltarci dall’altra parte per non vedere le persone che soffrono la fame, le persone malate, le persone sfruttate e tutte le alte ingiustizie che ci circondano. Dobbiamo avere coraggio, ovvero quella spinta che ci permette di andare verso quell’oltre, per lottare. Il cambiamento dipende da noi, è tempo di costruire nuove mentalità, è tempo di lavorare per attivare nuovi processi. Dobbiamo favorire le azioni capaci di generare nuovi dinamismi nella società, attraverso il coinvolgimento di altre persone e di gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Con pazienza, ma con convinzioni chiare e tenaci. Lottare significa anche questo.

Non possiamo permetterci di stare a guardare il corso degli eventi, dobbiamo lasciare il segno. L’impasse in cui viviamo non è sostenibile, siamo chiamati ad essere tessitori di relazioni, relazioni autentiche. Dobbiamo fare della nostra vita un dono, non possiamo  e non dobbiamo fermarci. Dobbiamo avere il coraggio e l’audacia di lottare per restare radicati nel futuro. Dobbiamo avere il coraggio di essere, nel vero senso della parola, quel peso che inclina il piano, restando fedeli alla Verità facendosi servi della carità, con libertà vera. Il nostro avvenire ci aspetta, siamo noi i protagonisti della nostra storia, spetta a noi scriverla.

Marco Sprecacè: