Papa Francesco in Georgia, “pellegrino di comunione” tra le Chiese e di “pace” nella regione del Caucaso. Così monsignor Giuseppe Pasotto, vescovo di Tblisi e amministratore apostolico dei cattolici di rito latino, riassume il viaggio che papa Francesco farà in Georgia ed in Azerbaigian dal 30 settembre al 2 ottobre come seconda tappa di un pellegrinaggio che a giugno lo ha già portato in Armenia.“Pax vobis”, la pace sia con voi: le due parole tratte dal capitolo 20 del Vangelo di Giovanni, è il motto scelto per questa visita apostolica.
“Due – spiega il vescovo Pasotto – sono gli obiettivi della visita: il primo è legato alla vita delle Chiese e alla comunione tra loro. Il secondo obiettivo è l’aspirazione alla pace. Queste tre regioni del Caucaso, Armenia, Georgia e Azerbaigian, sono terre continuamente minacciate nella pace”. Desta preoccupazione la situazione di conflitto tra Armenia e Azerbaigian per la regione del Nagorno Karabakh. Ma ci sono anche le questioni rimaste aperte per i territori di Abcasia e Ossezia del Sud dove, dopo gli scontri etno-territoriali negli anni ’90, non si è ancora giunti ad un vero negoziato di pace. “Il Papa – osserva Pasotto – darà molta attenzione nei suoi discorsi alla pace e in questa prospettiva, le tre visite in Caucaso vanno viste insieme.
La pace parte dall’unità delle chiese, dalla accettazione delle diversità delle realtà politiche che vivono le une accanto alle altre, dalla giustizia, dal rispetto dei diritti di ciascuno”.
I cattolici presenti in Georgia sono appena l’1% della popolazione per una presenza complessiva di 30/40 mila persone. Appartengono a tre riti diversi: latino, armeno e assiro-caldeo. Gli ortodossi sono l’85% della popolazione. La Chiesa apostolica autocefala georgiana è guidata con paterna saggezza dal 1977 da Sua Santità e Beatitudine Elia II, che è considerato dalla popolazione come la più alta autorità morale del popolo georgiano. I musulmani sono circa l’11%. “La realtà ecclesiale cattolica è stata, anche nella storia, piccola ma significativa – commenta Pasotto -, sempre presente nella realtà sociale del paese, parte della vita di questo popolo.E’ una Chiesa che si è sempre impegnata”.
Vicinanza ai poveri, sostegno ai giovani, aiuto nelle zone più emarginate del Paese. E’ quanto racconta la storia della Chiesa in questo piccolo angolo di Europa. A sfogliare il libro del tempo è, in un incontro organizzato dall’Università Santa Croce a Roma, Valentina Vartui Karakhanian ricercatrice di origini armene-georgiane e postulatrice presso l’archivio Segreto Vaticano. La prima missione “quasi ufficiale” della Chiesa cattolica fu quella delle Suore Missionarie della Carità con una comunità di assistenza ai poveri e i senzatetto della capitale. Quasi contemporaneamente, nel 1991, giunsero nel Caucaso i Padri Camilliani che grazie all’aiuto della Caritas Italiana, hanno aperto l’ospedale “Redemptoris Mater” di Ashotsk in Armenia e un poliambulatorio “Redemptor Hominis” a Tbilisi assistendo migliaia di cittadini poveri anche con un servizio domiciliare per i più bisognosi.
Una delle opere più importanti della Chiesa Cattolica in Georgia è la Caritas Georgia, ufficialmente riconosciuta quale Organizzazione non governativa locale nel 1994, e che tutt’ora svolge un ruolo preziosissimo nel paese con mense, piccoli ambulatori nelle zone più povere del Paese, scuole professionali, assistenza ai “ragazzi di strada”. Nel 1994 arrivarono i padri Stimmatini che nelle città di Batumi e Kutaisi all’attività parrocchiale uniscono interventi in favore degli anziani, dei bambini, dei giovani in difficoltà e senzatetto. Determinante e fondamentale nell’educazione dei giovani è il silenzioso lavoro delle suore Salesiane e sempre in ambito culturale è da segnalare la presenza ormai da 15 anni a Tbilisi dell’Università Cattolica degli studi “Sulkhan Saba Orbeliani”. Nel mese di giugno del 2007, arrivò anche la associazione Comunità Papa Giovanni XXIII aprendo una casa di accoglienza e cura per giovani alcolisti e in difficoltà nei pressi della città di Batumi.
A Tblisi fervono i preparativi. Il Papa arriva ad una settimana dalle elezioni politiche nel Paese e sebbene l’attenzione dei media sia fortemente concentrata sulla vita politica, c’è grande richiesta da parte della gente, anche non cattolica, dei biglietti di ingresso per vedere il Papa. Mons. Pasotto spera nel bel tempo perché la pioggia complicherebbe il lavoro dell’organizzazione. E poi aggiunge: “Al Papa cercheremo di dirgli chi siamo”. Ci sarà occasione di farlo nell’incontro previsto in cattedrale dove prenderanno “brevemente” la parola alcuni rappresentanti della Chiesa georgiana. “A me piacerebbe – conclude Pasotto – che lui sentisse che siamo una chiesa di minoranza e come tali, non avendo nulla da difendere, siamo in un certo senso più liberi di andare all’essenziale della nostra fede e di annunciare il Vangelo con gioia, pur con le fatiche di essere piccoli e di non poter fare tutto quello che vorremmo. I cattolici di Georgia vedono nella visita del Papa un abbraccio della Chiesa universale a questa terra dove talvolta si ha l’impressione di sentirsi soli ed una conferma del cammino di fede intrapreso:andate avanti, ci dirà il Papa, questa è la strada che Dio vi ha indicato. Non abbiate dubbi”.
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