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Monache Clarisse: “Dio è follemente innamorato dell’uomo”

DIOCESI – Lectio delle Monache Clarisse del monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto sulle letture di domenica 11 settembre.
«Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò». Poi «disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

Non possono essere solo gesti, azioni, parole di un Dio “semplicemente” paziente, buono, che perdona, che vuole la nostra salvezza. La misericordia di Dio non viene fuori dal suo pietismo, dal suo buonismo, dalla compassione o commiserazione che prova nei nostri confronti. Possiamo conoscere la misericordia di Dio solo se guardiamo a Lui e facciamo esperienza di Lui come del Dio follemente innamorato dell’uomo, solo se tocchiamo con mano, nella nostra vita, il desiderio di Dio di entrare in relazione con noi, con ciascuno di noi.
Tutta la storia della salvezza ce lo testimonia e ce lo racconta.

E’ un Dio follemente innamorato dell’uomo quello che, nella prima lettura tratta dal libro dell’Esodo, si accende di ira e di gelosia nei confronti del popolo di Israele che lo ha “sostituito” con un vitello d’oro! Un’ira che viene messa da parte solo quando un uomo stesso, Mosè, gli fa passare davanti, come una serie di fotografie, gli inizi di questa storia d’amore con l’umanità, i volti concreti che ha amato e lo hanno amato e accompagnato fino a quel momento.
E’ un Dio follemente innamorato dell’uomo quello che cerca e vuole incontrare Paolo, «un bestemmiatore, un persecutore e un violento […], lontano dalla fede»!

Quel Dio che inonda proprio quest’uomo di grazia, fede e carità sovrabbondanti.

E’ un Dio follemente innamorato dell’uomo quello che, come un pastore, affronta il deserto per cercare l’unica pecora perduta tra cento possedute … quello che, come una donna di casa, spazza tutta la sua abitazione per ritrovare l’unica moneta perduta … quello che, come il padre della parabola, compie gesti inauditi e impazzisce di gioia di fronte al figlio “perduto” che torna a casa, non curante di giustificazioni, spiegazioni, scuse …

Dio è appassionato all’uomo, solo questo è il “segreto” e la “motivazione” della sua misericordia …

Riconoscendo e accogliendo questa passione potremmo fare della nostra vita una risposta di amore al Dio che è in cerca di noi, instancabile e tenace, il Dio che con noi vuol far festa e rallegrarsi non per le nostre vittorie, non per i traguardi raggiunti e conquistati ma per la vita che, con Lui, ogni giorno vogliamo ritrovare.

Redazione: