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FOTO Campo Scuola, uno strano caso per Sherlock Holmes

Educatrici e intruso
Ufficio di Sherlock
Archivio di Sherlock
I ragazzi del Campo Scuola
Ufficio di Sherlock
Ufficio di Sherlock
Uscita Lame Rosse
Uscita Lame Rosse
Uscita Lame Rosse
Uscita Lame Rosse
Uscita Lame Rosse
Regina Elisabetta
Regina Elisabetta
Regina Elisabetta e Sherlock
Liturgia Penitenziale
Uscita Monte Rotondo
Uscita Monte Rotondo
Foto di Gruppo
Sherlock & Watson
Gran Premio di Macereto
Gran Premio di Macereto
Gran Premio di Macereto
Sherlock & Watson
And the winner is...
Messa fine Campo Scuola
Educatori
Foto di Gruppo
Foto di Gruppo
Foto di Gruppo

DIOCESI – A distanza di qualche giorno è bello ripensare ai giorni vissuti in occasione del nostro Campo Scuola.

Ebbene sì! Anche quest’anno si è rinnovata l’amicizia ormai consolidata da 10 anni di esperienza tra la nostra Parrocchia Madonna di Fatima” e il Gruppo A.C.R. della Parrocchia San Pio V di Grottammare.
Un’amicizia che quest’anno, possiamo dire, si è “ampliata” anche alla Parrocchia San Giovanni Battista di Grottammare.
Un’amicizia attraverso la quale le nostre 3 Parrocchie desiderano non solo far trascorrere ai nostri ragazzi momenti di gioco e di divertimento ma intendono, in modo particolare, far vivere loro un’esperienza di Chiesa da protagonisti ed in un clima di festa il cui unico obiettivo è l’incontro con un amico veramente speciale: Gesù!

Già alla partenza era chiaro che per tutti noi, educatori e ragazzi partecipanti, si stava preparando una settimana veramente ricca di emozioni dalla quale trarre i giusti insegnamenti da riportare nella nostra vita di tutti i giorni. Era un gran vociare di bambini e ragazzi in Piazza San Pio V a Grottammare e, dopo un momento di preghiera in Chiesa, tutti eravamo pronti per salire sul pullman che ci avrebbe portato al Santuario di Macereto a Visso (MC) dove avremmo trascorso questa settimana. Tuttavia uno strano signore, un corriere, ci aveva lasciato nel frattempo delle scatole da portare con noi a Macereto. Ma a cosa servivano? Cosa c’era dentro? Ma soprattutto… Perché non potevamo aprirle? La curiosità era veramente tanta, ma con molta fatica abbiamo resistito e le scatole sono arrivate a Macereto sane e salve.

Quel corriere ci aveva detto che dovevamo consegnarle ad un certo Signor Sherlock Holmes che ci stava già aspettando a Macereto assieme al suo assistente Dott. John H. Watson. Infatti, appena arrivati al Santuario abbiamo avuto appena il tempo di lasciare le valigie nelle nostre camere che siamo stati subito chiamati a rapporto presso il Commissariato di Scotland Yard nell’ufficio di Sherlock Holmes, colui che abbiamo scoperto essere il più grande investigatore di tutti i tempi, che aspettava le scatole per sistemare il suo archivio. Esse, infatti, contenevano tutti gli elementi raccolti da Sherlock Holmes nella sua lunga carriera investigativa e che lo avevano condotto a risolvere tantissimi casi, spesso molto intricati.

Sherlock Holmes si stava preparando per concludere alla grande la sua carriera e stava preparando una grande festa per la sua pensione e quelle scatole, il suo archivio personale dei tanti casi risolti, dovevano essere l’attrazione principale di quella festa che avrebbe avuto un ospite che definire d’eccezione era forse troppo riduttivo. La sera della festa, infatti, era attesa a Scotland Yard… ops… a Macereto, addirittura Sua Maestà Elisabetta II, Regina d’Inghilterra, che avrebbe insignito il nostro Sherlock del titolo di Baronetto, il degno coronamento di una carriera carica di successi.

E la sera della festa, eccola… La Regina Elisabetta è arrivata puntualissima e in tutto il suo regal splendore per festeggiare assieme al più grande detective del suo Regno e, forse, del Mondo. Ma proprio mentre la Regina si apprestava a consegnare il suo premio a Sherlock è accaduto qualcosa di inimmaginabile. Una delle scatole era scomparsa… L’archivio non era più completo e la Regina non poteva più premiare il nostro investigatore che non era più così certo di aver risolto correttamente tutti i casi affrontati nella sua carriera.

Quella scatola si riferiva ad un caso veramente strano… Un certo Giuseppe, uno dei 12 figli di Giacobbe, viveva in Palestina assieme alla sua famiglia la cui tranquillità, improvvisamente, restò turbata da strani sogni fatti da Giuseppe dei quali lui dava un’interpretazione davvero bizzarra. I covoni di grano dei fratelli che si inchinavano davanti a quello di Giuseppe… Addirittura il sole, la luna, le stelle gli si prostravano innanzi… Che sogni erano mai questi? Possibile che un padre e una madre si prostrassero ad uno dei propri figli più piccoli?

Si era creata una certa tensione in famiglia ma tutto sembrava risolto. Un giorno, però, i fratelli di Giuseppe ne denunciarono la scomparsa. Era andato a cercarli a Sichem mentre stavano pascolando le greggi di famiglia e, ad un certo punto, non l’hanno più trovato. Solo dopo tante ricerche fu rinvenuta la veste insanguinata di Giuseppe, quella che gli aveva regalato suo padre stesso. Ciò poteva significare un’unica cosa: Giuseppe era stato aggredito, sbranato ed ucciso da chissà quale belva del deserto!

Ma ora che quella veste con la scatola che la conteneva era scomparsa tutta la ricostruzione investigativa veniva a crollare. Chi poteva avere interesse a rubare la veste di un morto? Ma poi Giuseppe era veramente morto? Del resto il corpo non era mai stato trovato… E allora non ci restava che darci da fare ed aiutare il nostro Sherlock a risolvere definitivamente questo caso.

Attraverso le tappe della catechesi abbiamo avuto modo di conoscere meglio Giuseppe, la sua storia, e quella della sua famiglia. In realtà Giuseppe non era morto, ucciso da una belva, ma era stato venduto dai fratelli stessi, per invidia, a dei mercanti che lo hanno condotto come schiavo in Egitto. Qui, grazie alla sua capacità di interpretare i sogni, era riuscito a capire il messaggio che Dio stava mandando al Faraone: l’Egitto stava per entrare in un periodo di profonda carestia ed era necessario prepararsi affinché il Popolo non morisse di fame. È grazie a questo dono, che Giuseppe aveva messo a servizio del Faraone e del popolo d’Egitto, che quello che era arrivato come schiavo era diventato l’uomo più potente del Paese, secondo solo al Faraone. Ora poteva, anche, salvare la sua famiglia dalla carestia, nonostante essa l’avesse abbandonato anni prima.

Ed ecco, allora, che la catechesi e la storia di Giuseppe hanno costituito, in realtà, il modo con cui i nostri educatori ci hanno condotto a riconoscere la predilezione dell’amore di Dio per la nostra vita. Abbiamo potuto, quindi, rileggere i nostri sogni, i nostri desideri per il nostro futuro, alla luce del sogno che Dio ha su ciascuno di noi per scoprire come Egli ci chiama ad andare incontro ai nostri fratelli e ad imparare ad affrontare le nostre quotidiane difficoltà come occasione di crescita. I nostri educatori ci hanno aiutato a sperimentare la nostra capacità di scegliere secondo il Vangelo per comprendere come i doni che abbiamo ricevuto possano essere da noi offerti, con l’aiuto di Dio, per essere messi al servizio degli altri ed impegnarci, in tal modo, a realizzare il sogno di Dio sulla nostra vita insieme ai nostri fratelli.

E allora la storia di Sherlock Holmes, le sue indagini, i giochi fatti per aiutarlo nella ricerca della verità su Giuseppe non erano altro che un modo “piacevole e divertente” di conoscere meglio questo Principe d’Egitto e di capire, attraverso la sua storia, come i veri protagonisti del progetto di Dio per noi siamo noi stessi. Infatti “Dio non può farcela da solo: per realizzare il suo sogno deve entrare nei sogni dell’uomo e l’uomo deve poter sognare i sogni di Dio” (A.J. Heschel).

Alessio Rubicini: