di M. Michela Nicolais
La catechesi deve partire dalle cose grandi, e le grandi domande dei bambini vanno prese sul serio, non ridicolizzate dagli adulti. E’ la scommessa da cui parte il libro di catechismo “Le domande grandi dei bambini”, il cui primo volume esce proprio alla vigilia del Giubileo dei catechisti, che vedrà convogliare a Roma dal 23 al 25 settembre migliaia di persone da ogni parte del mondo. E proprio a Roma, due sacerdoti – don Andrea Lonardo e padre Maurizio Botta – firmano a due voci una proposta “in parallelo”: per i bambini e per i loro genitori, cercando di attrezzare gli uni e gli altri, rispettivamente, a saziarsi di risposte e a saper rispondere alle domande.
“Mi piacerebbe che ognuno capisse la parte dell’altro”, ci confida don Andrea immaginando genitori e figli a casa, seduti allo stesso tavolo a leggere il libro per dialogare sull’”abc” della fede, scoprendone così insieme la bellezza. “Nella catechesi bisogna volare alto”, ci assicura spiegandoci l’originalità della scelta di compiere lo stesso itinerario due volte, ovviamente con codici linguistici diversi ma entrambi improntati ad una semplicità che non è mai banalizzazione, semmai tentativo di andare in profondità rimanendo legati alla concretezza della vita e al suo imprescindibile rapporto con un orizzonte “altro”.
Le nove domande (Che differenza c’è tra l’uomo e la scimmia? Perché c’è l’universo? Con la scienza si può conoscere tutto? Perché Dio ha scelto un popolo? Perché Dio non si è fatto conoscere tutto d’un colpo? Perché Gesù è dovuto venire in mezzo a noi? Ma insomma questo Dio è uno o sono tre? Perché si fa il battesimo? Mi ridici la cosa più importante?) sono quelle ascoltate con più frequenza dai bambini durante il catechismo: la scelta di fondo è quella di partire dall’annuncio della fede, senza presupporla né nei bambini né nei loro genitori. Così, il primo volume – cui seguirà il secondo sul Padre nostro, sulla vita di Gesù, sull’Eucaristia e la Confessione – è una presentazione della fede senza sconti, ma anche senza moralismi.
L’altro rischio che gli autori hanno voluto evitare è quello di una catechesi come forma di “socializzazione”, cioè come proposta di giochi, di attività, cruciverba, disegni. Oggi – l’analisi del contesto – la fede non può più darsi per scontata: bisogna renderne ragione, imparando a fronteggiare, argomentando, presentazioni spesso opposte o fuorvianti riguardo ai suoi autentici contenuti.
No, allora, ad una catechesi che “infantilizza” il cristianesimo, sì invece ad un preciso progetto educativo:
“Quando i bambini trovano adulti che ti aiutano a capire che esistono risposte alle domande più grandi, ecco che affrontano con coraggio la vita e nasce il loro il desiderio di crescere”.
Bambini e genitori: tutti “abbiamo bisogno di capire che la vita non è una grande confusione, ma che ciò che è grande, vero e bello esiste davvero. Che il cristianesimo non è un gioco, ma è l’evento che dà significato al mondo intero, alla loro piccola vita, così come all’esistenza dell’universo”.
E allora eccole, le domande grandi, come è grande la fede: per aiutarli a rispondere, don Andrea ricorda ai papà e alle mamme che
“esiste anche l’educazione del cuore, che non riguarda un ambito particolare, ma a vita stessa presa nella sua interessa. All’uomo non basta un frammento di vita, un sabato sera, un’estate, un determinato lavoro”.
Padre Maurizio non ha paura di spiegare ai più piccoli cos’è la metafisica. E lo fa così: “All’uomo non basta conoscere il perché scientifico della nascita o della morte di qualcuno, ma desidera anche conoscere un perché più grande: perché sono nato proprio io? Perché ho proprio quel fratello? Perché esiste il male? Perché esiste la gioia? Tutti i perché sono importanti: non solo quelli che riguardano la scienza. Per questo siamo tutti un po’ filosofi e non solo scienziati”.
Da Albert Einstein a Samantha Cristoforetti, da Charles Darwin a Fabiola Gianotti, passando per Tommaso d’Aquino sono i personaggi che popolano la parte del volume dedicata ai “perché” sull’origine dell’universo, corredata di illustrazioni e immagini (curate da Andrea Pucci) molto evocative, come quella delle grotte di Lascaux. “L’essere umano è l’animale che si meraviglia di esistere”, la frase del filosofo francese Fabrice Hadjadj scelta per ricordare ai più grandi che “all’uomo non basta il mondo intero, l’uomo è fatto per l’infinito”.
Man mano che si scorrono le pagine, si materializzano due dei disegni-chiave che al termine del libro confluiscono insieme ad altre tessere per formare un unico puzzle: una “l” minuscola inscritta in un triangolo con il vertice verso l’alto (la libertà dell’uomo) e una “L” maiuscola inscritta in un triangolo con il vertice verso il basso (la libertà di Dio). Nel puzzle della vita, basta trovare l’incastro giusto.
0 commenti