ROMA – Essere capaci di raccontare, più che ragionare, saper individuare i “veri contenuti” e non accontentarsi dei luoghi comuni e soprattutto saper suscitare nei ragazzi le grande domande sul senso della vita, della morte, di Dio, dell’amore. Questo l’augurio che il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, rivolge ai circa 130mila catechisti che stanno per iniziare nelle 26mila parrocchie italiane i corsi di catechismo. Il cardinale Ravasi ha aperto a Roma il convegno nazionale dei direttori e collaboratori degli uffici catechistici diocesani con una relazione sulla “narrazione della Scrittura e generazione delle fede”. “Si tratta – spiega a margine Ravasi – di essere capaci di unire due componenti che sono fondamentali per chi deve comunicare. Prima di tutto il linguaggio: è importante essere capaci di raccontare, non soltanto di ragionare, e di fare come faceva Gesù che usava le parabole, partiva dalla realtà della gente e saliva verso il Regno di Dio. Non è facile comunicare con un linguaggio che coinvolga i giovani perché vuol dire conoscerli bene e conoscere bene la loro grammatica”. E poi “bisogna saper individuare i veri contenuti, non accontentarsi dei luoghi comuni, anche religiosi, ma essere capaci di unire i grandi problemi di oggi (la crisi economica, le dipendenze…) con le grandi domande sul senso della vita, della morte, di Dio, l’amore, la verità, la giustizia”. Il cardinale indica in Papa Francesco un modello da seguire: “Prima di tutto lui usa frasi molto brevi, essenziali, senza subordinate. E poi fa ricorso alle immagini: chi non conosce oggi le sue immagini, la Chiesa ospedale di campo, il prete con l’odore delle pecore. E usa molto la corporeità: non rimane separato dalle persone come fanno i politici e i potenti per cui la loro potenza la esprimono con l’isolamento. Il Papa usa la corporeità dell’incontro”. Il cardinale rivolge poi un augurio ai ragazzi: “Riuscire ad avere il desiderio della ricerca, cioè andare al di là di tutto ciò che vedono in maniera immediata, scavare sotto la superficie delle cose. La ricerca è anche un modo per pensare al futuro. È anche un modo di andare verso l’alto, verso l’infinito, verso l’eterno e quindi anche verso Dio”.
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