“Il nostro è un Dio misericordioso ma non ‘buonista’, un Padre pronto al perdono, che sconfigge la prepotenza dell’odio con l’onnipotenza del suo amore”. Lo ha sottolineato oggi monsignor Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, nella Messa nella tendopoli di Borgo ad Arquata del Tronto. “Se oggi noi diciamo: ‘Mai più morti con il sisma’, Egli ci assicura la sua costante protezione perché questo avvenga; domanda però nel contempo l’impegno di tutti a lottare contro l’ingiustizia, a vigilare sulla legalità e il rispetto della natura e della dignità umana; ci chiede di metterci in gioco, ad ogni livello, per servire la causa del bene, e abbattere con decisione la logica perversa del disimpegno egoista e dello sfruttamento”, ha evidenziato il presule, per il quale “il modo migliore per onorare la memoria delle vittime del terremoto è proprio quello di lasciarci abbracciare dall’amore di Dio, testimoniato dalla solidarietà concreta degli uomini. Avviene allora il miracolo che tutti sogniamo, il miracolo della gioia: si può essere felici anche quando si soffre, purché si riesca a dare un senso a quel che si vive”.
Per questo “è importante rimanere uniti, anche se, per esigenze logistiche, molti devono allontanarsi dalle proprie abitazioni”. Di qui l’invito: “Dobbiamo imparare il lessico paziente dell’accoglienza e del perdono; dobbiamo volerci bene, sempre. Allora vedremo diventare realtà l’impossibile e il dolore trasformarsi in amore, il pianto in gioia”. Alla Madonna delle Grazie, il vescovo ha affidato “il sogno di una ricostruzione rapida e condivisa” e “soprattutto l’avventura di una comunità di persone, capaci di trasformare il dramma del terremoto in una risorsa di speranza e di consolazione per tutti”.