Di Sara Vannicola
COSSIGNANO – “Attraverso il nostro Parroco, don Nicola Spinozzi, la Diocesi di Ascoli Piceno ha chiesto la disponibilità del coro parrocchiale per animare una Messa in uno dei luoghi colpiti dal terremoto.
La prima domanda che come comunità ci siamo posti è stata: Riusciamo ad andare ed essere all’altezza della situazione?”
Nascono i primi dubbi, come se si contasse unicamente sulle proprie forze, come se il tutto dipendesse da noi. Ed altre domande iniziano a circolare dentro di noi: Ma dove andiamo? In una tendopoli? Ma ne saremo all’altezza? Ma non è che magari ci guardano come i “curiosi” che vogliono andare a fare un giro turistico?”. Certo che a volte siamo davvero stupidi.
Domenica 25 settembre, ore 16:30 “Abbiamo preso tutto? Libri, tastiera, chitarra?” Ok, si parte. Destinazione Uscerno.
Arriviamo e già lo stomaco un po’ ti si stringe. C’è una tendopoli all’ingresso del paese, ci sono le signore che pelano le patate all’interno della cucina da campo. Ci guardano un po’ “male”, forse; o forse no.
Entriamo nella tendopoli e sistemiamo le nostre cose. Don Riccardo, il loro parroco, ci accoglie con un grazie che non ha mai smesso di ripeterci per tutto il nostro tempo passato lì.
“Beh, qui sono poco meno di una ventina le persone che non possono rientrare nelle loro case, ma non sono di certo meno importanti di tutte quelle che vediamo in televisione. La Chiesa, invece, in quella proprio non ci si può entrare, è inagibile ed è, molto probabilmente destinata a crollare”.
Ti si crea un tonfo nel cuore, pensando anche a tutta la sofferenza del momento e subito dopo però lo sguardo dei bambini con le loro giovani famiglie ti riaccende l’entusiasmo e la voglia di fare e condividere.
Diciamo che accendere la tv e sentire le loro testimonianze dal vivo non è proprio la stessa cosa!!!.
Ore 18:25, un campanaccio che suona. “Ma che è?”. Don Nicola mi guarda e mi dice: “Il richiamo, è ora della Messa. Mica ce l’hanno adesso le campane qua”. Arrivano subito, e arrivano in tanti. La frazione è piccola. Non vorrei sbilanciarmi, ma hanno partecipato alla celebrazione molti più fedeli di quanti se ne vedano nella nostra Parrocchia in una domenica di fine estate.
Bisogna imparare anche adesso, un’autentica lezione di Fede.
Inizia la Celebrazione, quanto è vero che non serve una Chiesa per celebrare. E’ dai primi campiscuola che non pensavo più al “Chiesa di mattoni no, Chiesa di persone si”. Eccoli. Tutti raccolti sotto questa tenda, davanti a un Crocifisso. Don Riccardo inizia l’Omelia con un grazie. Le sue parole ci risuonano ancora in testa “Grazie per la vostra presenza. Grazie perché ci siete vicini e non ci fate sentire soli. Tornate a trovarci, magari quando avremo di nuovo delle campane da far suonare nella nostra Chiesa Parrocchiale. Tornate a trovarci, non ci abbandonate”. Ogni commento è superfluo.
Al termine della Messa vengono in molti a farci i complimenti e a ringraziarci. Ma stavolta, forse come ogni volta, siamo noi a doverli ringraziare.
– In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere! –
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