di Emanuele Di Stefano
MONTALTO DELLE MARCHE – Papa Sisto V, da Cardinale Felice Peretti, ha donato un Reliquiario di alto valore a Montalto delle Marche, essendo la Patria d’origine per la quale nutriva un generoso affetto. I valori di questo gioiello sono anche legati alla riscoperta di questo centro dell’entroterra Piceno ancora nascosto, ma facilmente raggiungibile dalla fascia costiera dell’Adriatico, che non a caso doveva diventare una “Città” e ne ha conservato il titolo. In questo splendido centro collinare la Storia e il Presente s’incontrano mettendo in risalto le peculiarità delle Marche e il nome di Montalto si lega a Roma e a gli stessi artefici della trasformazione urbanistica anche della capitale, nominati appunto da Sisto V. Il capolavoro di oreficeria parigina del XIV secolo, proveniente dai forzieri del Vaticano è unico ed autentico. Il Papa ha voluto che fosse accompagnato e assicurato da un “Breve” il cui originale sarebbe auspicabile poterlo conservare a Montalto. Il capolavoro fu accolto con grande festa dalla popolazione e nella seduta municipale del 16 agosto 1586 si decretò di custodirlo gelosamente, come il Pontefice avrebbe voluto, con quattro chiavi che dovevano essere consegnate al Decano, al primo Priore, al Sindaco e al primo Notaio, per prelevarlo e mostrarlo nelle processioni prima tre volte all’anno, poi ridotte ad una, e nella seconda guerra mondiale a niente per un tentativo di furto. Nel 1656 Il cimelio venne trasferito e riposto nella nicchia della Basilica Cattedrale, sempre con la garanzia delle quattro chiavi, per essere debitamente venerato, assicurandone la manutenzione che si è protratta fino ai nostri giorni, tanto che recentemente è stato restaurato all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Precedentemente aveva partecipato ad un’esposizione a Louvre, dove ha primeggiato tra le rarissime opere realizzate con la stessa tecnica di smalto su oro a tutto tondo, durata solo un ventennio sia per gli alti costi che per le difficoltà operative. Attualmente è riposto nel Museo Sistino di Montalto Marche, monitorato nei valori di temperatura e umidità, dove merita ammirazione e una profonda attenzione anche per le documentate vicissitudini che hanno permesso la custodia fino ai nostri giorni. Al valore storico e artistico dell’opera sono da collegarsi quello religioso, umano e comunitario e l’alto senso democratico che trapela sempre dal contenuto del Breve. In sostanza quindi non è solo l’oro quello che luccica!
Valore Storico
L’opera risale alla fine del secolo XIV ed è stata affidata ai reali di Francia, ha poi sostato presso le più importanti corti dei principi collezionisti. Fu il Cardinal Barbo, futuro Papa Paolo II, a fare assemblare tre pezzi preziosi (1475-1464) per ricondurlo ad un unico esemplare con l’aggiunta di un piede in oro alla originaria tavola centrale e il tabernacolo superiore; mentre sul lato è stata ulteriormente aggiunta come ornamento una foglia d’acanto e una copertura posteriore sempre in oro che rappresentata un calice. Sisto V se ne innamorò anche per la singolare coincidenza dell’uguaglianza degli stemmi pontifici più volte riportati e lo donò a Montalto, completandolo con le Reliquie dei Santi e la dedica sottostante che esprime l’affetto per la Patria Carissima: “ SIXTUS V PONT. MAX. MONTI ALTO PATRIAE CARISS. SACRAS RELIQUIAS PIETATIS SUE MONUMENTUM D.D. ANNO PONT II”
Valore Umano
Il Breve Sistino di accompagno che ha inizio con la frase ”QUANDO SIA INTENSO IL NOSTRO AFFETTO VERSO CODESTA TERRA DI MONTALTO”, si discosta dal solito stile curialesco e alla tenerezza delle parole si associa una grande delicatezza di sentimento e un amore infinito per Montalto. Si nota una perfetta conoscenza della Città da lui nominata e dei suoi Governanti. Il patrio affetto di cui Sisto V parla è dunque quello che contiene e abbraccia tutti insieme i concittadini di Montalto.
Valore Comunitario
La gelosa custodia del Reliquiario ha fatto sì che giungesse integro fino ai nostri tempi, superando la triste vicenda del saccheggio delle opere d’arte messo in atto dai francesi già dal 1796 e l’allora Vescovo Marcucci scriveva a Roma: “Il Reliquiario non si può toccare senza grave scandalo e grosso tumulto minacciato dalla popolazione”. E quando da Fermo l’agente francese Lantelme chiedeva alla Municipalità di sottoscrivere un documento con l’elenco delle opere d’arte che Montalto conservava, fu informato il Capitolo della Cattedrale e si scatenò una rivolta della popolazione allarmata per le sorti del Reliquiario. Ci furono vere e proprie sommosse cittadine, come quella del 10 aprile 1978 con i montaltesi che circondarono la Cattedrale, disarmando la guardia civile, ferirono persino il Capitano, chiusero le porte della città e suonarono le campane a martello per raccogliere tutti a difesa. Seguirono intensi giorni di trattativa e si arrivò ad un compromesso: il perdono per “la bontà concessa” che fece risparmiare il Reliquiario: “giacché il Comune ha il piacere di conservarlo e darà in cambio 216 pezzi duri, o rabbia di grano 30” che equivalsero poi alla fusione di due candelieri in verghe d’argento. E per calmare il terribile Brenno, il generale francese Gardan, la Municipalità promise invece in via amichevole 320 scudi in moneta reale, consegnati nel palazzo del conte Agostino Rosati. La popolazione comunque mormorò a proposito di detta somma, rivendicando la forzosa contribuzione di 108 piastre ricavate dall’unione dei cittadini. Più tardi il Can. Ercolani dovette relazionare ai francesi sulla quantità d’argento rimasta e si era creduto, allora, che fossero stati sottratti sei candelieri d’argento, ma in realtà quattro vennero utilizzati successivamente per altri scopi. Per concludere si deve riconoscere che in questo periodo ii francesi furono allegramente turlupinati: Il Reliquiario valutato neppure 200 piastre e dei candelieri ebbero ben poco!
Valore Artistico e Religioso
L’oro ha ricoperto la base d’argento del manufatto realizzato con una tecnica particolare “en ronde bosse” (smalto coprente o traslucido applicato sul rilievo in oro a tutto tondo). In ogni parte pietre preziose dalle diverse tonalità cromatiche. Sopra all’elaborato piede, nella tabella centrale, il Cristo Morto coperto di smalti è sorretto da un grande angelo, con scene della Passione. Si notano altri angeli di diversa fattezza e sul timpano quadrangolare superiore Dio Padre in una siepe fiorita di perle, disposte in maniera tale da far figurare una dimensione cromatica tridimensionale. In basso il Cristo con i discepoli nel Sepolcro. Il ciclo iconografico della Passione termina in basso con le Reliquie dei Santi. L’’efficacia delle Sacre Reliquie rende il dono inestimabile e un sacro segno di benedizione e di pace fraterna con il quale si assicura alla popolazione un prospero e sereno avvenire. Le decorazioni arricchiscono questo bene prezioso e sono state ottenute con una tecnica d’oltralpe denominata “pointille”.
Valore democratico
Nel Breve Sistino prevale infine l’alto senso democratico che s’interpreta nell’accordo tra le parti, sia esse laiche che religiose, alle quali il bene è stato affidato per conservarlo, con la consegna appunto delle quattro chiavi per prelevarlo in occasione di processioni. Un accordo doverosamente voluto da Sisto V e dai suoi concittadini, diverso dall’autonomia che s’intende salvaguardare oggi, come se gli altri fossero di disturbo, prigionieri di un razionalismo che sta uccidendo la dimensione affettiva del vivere. Se tanto era stabilito, per portare il cimelio nelle processioni, ancora più rigore dovrebbe richiedersi oggi per la destinazione dello stesso fuori Montalto in occasione di mostre e quant’altro. In passato le direttive di Sisto V sono state rispettate senza che la Municipalità rinunciasse alle sue prerogative e alle sue responsabilità e il consiglio Comunale dovrebbe per questo essere sempre convocato per consentire eventuali spostamenti. L’opera in sostanza appartiene alla comunità sia essa civile che religiosa e il nostro obbligo come cittadini sarà dunque quello di mettere in atto ogni azione buona e virtuosa per tramandarlo ai posteri nelle dovute maniere, evitando qualsiasi divario tra laicità e cattolicesimo.
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