Sarà la 36° Congregazione Generale della Compagnia di Gesù, ma la prima sotto un Papa gesuita, quella che si aprirà formalmente il pomeriggio del 2 ottobre con la Messa celebrata nella Chiesa del Gesù dal maestro dell’ordine domenicano, padre Bruno Cadore.
L’organo supremo di governo dell’ordine fondato nel 1540 da Sant’Ignazio di Loyola è stato convocato a seguito delle dimissioni presentate dall’attuale superiore generale, l’ottantenne padre Adolfo Nicolás. Le terze dimissioni nella storia della Compagnia, nonostante l’incarico del Superiore sia ad vitam. La Congregazione generale del 1983, quella che elesse padre Peter-Hans Kolvenbach, fu convocata dopo che padre Pedro Arrupe si dimise per problemi di salute (le prime dimissioni, in realtà, furono rifiutate da Giovanni Paolo II che poi commissariò i gesuiti); quella del 2008, convocata a seguito delle dimissioni dello stesso Kolvenbach, dopo 25 anni di generalato.
Oggi, come allora, i gesuiti si ritroveranno dunque nella Curia generalizia di Borgo Santo Spirito, cuore pulsante della Compagnia a pochi passi dal Vaticano (recentemente ristrutturata), per eleggere il cosiddetto ‘Papa nero’. A farlo saranno 212 elettori (206 sacerdoti e 6 laici) provenienti da 62 paesi del mondo, eletti dalle rispettive provincie. Rispetto al passato, tuttavia, ci saranno diverse novità: oltre alla presenza di un ‘confratello’ sul trono di Pietro, come già accennato, anche il mutato contesto socio-culturale in cui si svolge la grande assise, che ha posto in atto profonde trasformazioni circa la composizione della Compagnia di Gesù, influenzandole notevolmente le dinamiche interne.
“I tempi sono cambiati”, ha affermato infatti lo stesso Nicolás in una nota di presentazione della 36° Congregazione generale. “C’è una nuova consapevolezza nella Compagnia di aver bisogno di audacia, immaginazione e coraggio per affrontare la nostra missione come parte della più grande Missione di Dio per il nostro mondo”. Più nel dettaglio – hanno spiegato in conferenza stampa padre Federico Lombardi, ex portavoce vaticano e assistente ad providentiam del Superiore generale, e padre Antonio Moreno, provinciale delle Filippine – in otto anni, l’ordine dei gesuiti risulta sempre più connotato dai confini geografici del cosiddetto Global South, quella porzione di mondo che idealmente si estende dal Sud dell’Asia all’Africa e l’America latina.
Gli ultimi dati attestano infatti che su 700 novizi oltre il 60% è rappresentato da giovani africani e asiatici. Solo per fare un esempio, “in Vietnam – ha ricordato Lombardi – quando nel 1975 furono espulsi dopo la guerra, si contavano 26 gesuiti in tutto il Paese, oggi il numero è salito a 210, inclusi i 140 impegnati nel percorso di formazione”. Di contro, nell’emisfero occidentale, in particolare in Europa, America settentrionale e Canada, si è assistito alla “più forte diminuzione degli ultimi 50 anni”, dovuta principalmente al calo di ingressi. Uno dei più forti impegni di padre Nicolás negli otto anni di generalato è stato infatti “la riorganizzazione della struttura di governo”, tra provincie vecchie e nuove accorpate o aperte in base alla scarsità o ricchezza di vocazioni.
Attualmente la Compagnia di Gesù conta 16.740 membri nel mondo tra sacerdoti, fratelli coadiutori (laici), scolastici e novizi, così suddivisi: 5mila in Europa, 5mila in America del Nord e del Sud, 5600 in Asia e Oceania (4mila solo in India), 1600 in Africa.
Tale “realtà universale” sarà sicuramente uno dei temi che i 215 partecipanti all’evento nella Città Eterna dovranno analizzare prima di procedere all’elezione del nuovo Superiore. Sull’“affascinante” processo di scelta – differente rispetto a quello degli altri ordini religiosi – ha dato qualche delucidazione padre Orlando Torres, direttore del Collegio internazionale del Gesù a Roma, che ha mostrato il libretto della Formula della Congregazione generale in cui è descritto il modus operandi delle diverse fasi del processo.
“Ciò che non c’è scritto è però lo spirito che anima l’elezione”, ha detto. Uno spirito “sereno, cordiale e fiducioso”, scevro da ogni tipo di propaganda, pressioni o ambizioni personali. Addirittura, ha spiegato Torres, esiste una Commissione in seno alla Congregazione denominata De Ambitu alla quale un gesuita può denunciare una persona che stia promuovendo se stesso o qualche altro confratello durante le cosiddette “murmurationes”.
Sono questi i confronti individuali tra massimo due elettori (mai gruppi) che caratterizzano le prime quattro giornate di Congregazione. Ognuno è, cioè, autorizzato a chiedere ad un altro chi possa avere i requisiti adatti per assumere l’incarico di Superiore. “Ovviamente nessuno può dire ‘vota me o qualcun altro’, tantomeno dire ‘non votare questo qua’, perché sarebbe propaganda”, ha sottolineato Torres.Non esiste dunque alcun candidato, ma un discernimento che porta lentamente ad individuare naturalmente chi possa essere in grado di affrontare le sfide di oggi della Compagnia. Una volta esaurite le “mormorazioni”, gli elettori ascoltano una esortazione di circa un quarto d’ora per poi raccogliersi in preghiera per altri 45 minuti e, al termine, dare inizio agli scrutini che possono essere “infiniti”.
Non è prevista, infatti, alcuna data di chiusura dei lavori: la Congregazione del 2008 durò, ad esempio, 58 giorni; quella che elesse padre Kolvenbach si chiuse dopo la prima votazione. L’elezione, comunque, ha spiegato padre Lombardi, non avverrà presumibilmente prima della seconda settimana di Congregazione. In ogni caso, quando i delegati avranno espletato le procedure di elezione, il primo a cui sarà comunicato il nome sarà Papa Francesco “con una telefonata”, ha spiegato Torres, chiarendo: “Non per chiedere l’approvazione ma semplicemente per informarlo”. Il nome sarà poi reso pubblico.
A quel punto, la Congregazione generale proseguirà con la scelta dei collaboratori del nuovo Superiore e si passerà ad una seconda fase di discussioni sulle “problematiche centrali per la Compagnia, tra cui missione, struttura, vita e lavoro dei gesuiti”.
A proposito di Bergoglio, è stato proprio il Pontefice ad ispirare i lavori dell’assise: il motto contenuto nel logo è infatti “Verso il largo, dove è più profondo”, che riprende l’esortazione rivolta dal Pontefice ai confratelli durante la celebrazione del 2014 per il bicentenario della ricostituzione della Compagnia di Gesù.
Una precisa indicazione che si collega pienamente alla missione dei gesuiti, i quali – ha detto Lombardi, riassumendo i diversi messaggi del Pontefice – “sono chiamati ad affermare la centralità di Cristo nel mondo, a porsi al servizio della Chiesa e del Papa, nella consapevolezza che il gesuita è un peccatore che ha bisogno di convertirsi e di dover essere un uomo dal pensiero aperto, in ascolto. Un uomo del dialogo e del discernimento. Un uomo di frontiera”. “Vedete che alte aspettative ha il Santo Padre?”, ha scherzato padre Federico Lombardi.
Che ha risposto anche ad una domanda dei giornalisti sul futuro della Radio Vaticana, da 85 anni affidata per mandato pontificio ai gesuiti. “In questo processo di riforma in corso, la Radio Vaticana come tale scompare, non esiste più, con la sua individuale e precisa identità istituzionale”, ha spiegato padre Federico, già direttore dell’emittente. “Cambia la situazione, e molto profondamente”, ha aggiunto, “penso che il nuovo Generale parlerà con il Papa e sentirà se il Papa vuole dire qualcosa di più specifico o se la missione è terminata col cambio di questa situazione”. Tuttavia, ha detto Lombardi, “non c’è da prendere decisioni da parte della Congregazione, dipende dal nuovo governo trattare con la Santa Sede sui compiti che richiede”.
Rispondendo infine ad un quesito su un “effetto Bergoglio” tra le vocazioni dei giovani gesuiti, l’ex portavoce vaticano ha chiarito: “Abbiamo un Papa gesuita e ne siamo contenti, sentiamo una sintonia spirituale e di prospettive piuttosto forte con quello che dice e propone alla Chiesa, ma viviamo questo con grande libertà. Sant’Ignazio ha messo la Compagnia a servizio del Papa, Vicario di Cristo, chiunque egli fosse. Da più di 400 anni la Compagnia di Gesù ha lavorato a servizio della Chiesa in base alle missioni indicate dal Papa e continuerà a farlo anche in futuro a prescindere da chi sia il Papa”. Perché “il Papa è il Papa” e i gesuiti sono “a sua disposizione”. Sempre e comunque.