Di fronte a una crisi economica che non accenna a diminuire, con un Pil (prodotto interno lordo) inchiodato poco sopra lo zero e l’occupazione che segna per ora solo piccoli aumenti, non in grado di assorbire i 2 milioni di disoccupati, ci si chiede se il mondo dell’artigianato possa essere per i giovani uno sbocco. Il nostro paese ha una lunga tradizione artigianale, che risale addirittura al Medioevo quando nacquero le “botteghe” artigiane dove si doveva pagare il maestro per l’istruzione del proprio figlio. Oggi, nell’era digitale e dell’intelligenza artificiale, queste “botteghe” sono ben 1.349.597, con una media di 2,5 addetti per impresa. Vi lavorano 2.849.595 persone, il 17% del totale degli occupati. Il maggior numero di addetti coinvolti in imprese artigiane lo troviamo in Lombardia (557.890), Veneto (360.189) ed Emilia-Romagna (317.092). Quanto a ricchezza prodotta (valore aggiunto) le cifre più alte sono sempre in queste tre regioni: Lombardia (35,9 miliardi), Veneto (20.8) ed Emilia-Romagna (18,5). Un po’ dovunque, nello “Stivale”, gli artigiani rappresentano una presenza consistente e in grado di offrire posti di lavoro, stipendi e benessere. Basta pensare ai settori alimentare, delle creazioni artistiche (legno, vetro, pelle, oreficeria, ecc.), del benessere, costruzioni, impianti, autoriparazioni, moda, logistica, terziario, trasporti, servizi.
Chi di noi non ha mai avuto a che fare con un elettricista, un idraulico, un orologiaio, un meccanico? Eppure oggi, nell’era del digitale e della robotica, il mondo dell’artigianato potrebbe rappresentare davvero per giovani volonterosi uno sbocco lavorativo di notevole interesse.
Ogni giorno in Italia nascono 338 imprese artigiane. Come spiegano all’ufficio studi di Confartigianato, la principale organizzazione di categoria che raggruppa oltre la metà degli artigiani del paese, nonostante che la crisi abbia “colpito duro anche da noi”, “continuano a nascere una media di 338 imprese artigiane al giorno”. Il settore è quindi vitale e silenziosamente sembra andare nella direzione opposta a quello delle imprese medio-grandi delle quali le cronache sono piene di chiusure, licenziamenti, spostamenti di sedi all’estero. Dice il presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti: “Se la crisi ha avuto un merito è quello di aver ‘costretto’ alcune aziende a cambiare pelle, senza cambiare anima. Per resistere e rimanere competitivi i nostri imprenditori si sono sforzati di innovare. Ad esempio, utilizzando e sfruttando l’arma della rivoluzione digitale”. Stampanti 3D e robotica sembrano essere i nuovi strumenti di lavoro degli artigiani e delle piccole imprese. Il presidente Merletti cita al riguardo due casi eclatanti: l’oreficeria di Arezzo e i calzaturieri. Nel primo caso – spiega – “grazie alle stampanti 3D, i nostri maestri orafi riescono a perfezionare la loro arte e a dare vita ad opere inimitabili”. Nel secondo, “i nostri calzaturieri, senza muoversi dal proprio laboratorio in Italia. realizzano scarpe su misura che calzano a pennello per clienti distanti migliaia di chilometri. E questo è possibile grazie al foot scanner, lo strumento che permette la trasmissione a distanza delle ‘misure’ del piede del cliente. Internet è così diventato un potente alleato degli artigiani calzaturieri permettendo loro di realizzare a distanza un prodotto altamente ricercato”.
Il nuovo artigianato è sempre più “social” e digitale. Lo stesso discorso vale per altri settori, quali l’editoria, la Ict (Information and Communications Technology), i fotografi, le agenzie pubblicitarie: in questo campo le imprese operanti sono 42.629 e danno lavoro a 81.282 persone. I tanti giovani italiani “smanettoni” potrebbero guardare a questo settore con ragionevole speranza di trovare lavoro. Del resto,
gli artigiani frequentano il web con disinvoltura: il 70% delle imprese sono in rete, il 12,4% acquisiscono ordini online, il 34,2% sono sui social network (Facebook, Linkedin, Xing, Viadeo, Yammer).
Ci sono sempre più imprese che si spingono anche su YouTube, Flickr, Picasa (il 12,1%) a riprova della propensione a superare i confini geografici e culturali. In Confartigianato si guarda con attenzione alla nascita di nuovi mestieri, quali l’animatore digitale di musei virtuali, il riparatore di computer online, la domotica (cyber-idraulici ed elettricisti per riparare a distanza i controlli di lavatrice, frigorifero, impianto elettrico ecc.). Una professione emergente di sicuro interesse è il “meccatrono”, che – spiegano – assomma in sé le competenze del meccanico e dell’elettrauto. E poi c’è il concetto di “industria 4.0” che per l’artigianato significherà incrementare non solo l’uso di tecnologie digitali ma anche mettersi in “rete” su scala globale per dare vita a prodotti on-demand. Le ambizioni degli artigiani italiani, conosciuti nel mondo per i prodotti alimentari, in pelle, la moda, la metallurgia, i mobili, sono quindi notevoli. Il che è buon segno. Alla domanda se c’è spazio per i giovani, in Confartigianato rispondono: “Sicuramente, ma occorre che i giovani arrivino con buona preparazione professionale oppure che siano disponibili a un periodo lungo di formazione interna. Le soddisfazioni, da noi, arrivano con il tempo”. Speriamo che i più “svegli” tra i ragazzi lo capiscano.