A poco meno di un mese dalla canonizzazione di Madre Teresa, loro tre a Lourdes, con il pellegrinaggio nazionale dell’Unitalsi nel solco dalla testimonianza della “matita di Dio”, non potevano certo mancare. Sono tre donne di Cisterna di Latina, la cui vita è stata trasformata dalla suora albanese, instancabile servitrice degli “ultimi tra gli ultimi”. Un frammento della storia scritta da Madre Teresa risuonerà questa sera, 29 settembre, nell’esplanade del santuario mariano, durante la fiaccolata presieduta dal cardinale Angelo Comastri. A ripercorrerlo saranno Nafie e Rosa che, con suor Teresa, sono state scelte per accompagnare nelle celebrazioni lo stendardo della sezione romana-laziale dell’Unitalsi proprio per il loro legame con la santa di Calcutta. Al Sir, raccontano ciò che diranno a migliaia di pellegrini radunati ai piedi dell’Incoronata.
La Madre, una casa, una mamma. Sono questi tre gli elementi che hanno cambiato la vita a Nafie, originaria dell’Albania. Fin dalla nascita ha avuto un problema molto grave alle gambe, che le impediva di camminare.
Trascorsa l’infanzia in un istituto di Tirana, il suo avvenire cambia quando Madre Teresa, vedendola, decide di portarla in Italia, con altri quattro bambini.
Appena giunta a Roma, al professore che al Bambino Gesù l’avrebbe operata, Madre Teresa ha detto: “ti porto un miracolo da compiere”. Nei successivi tre anni seguiranno altri 14 interventi che le “restituiscono”, seppur parzialmente, un po’ di mobilità. Ma è durante un pellegrinaggio del “treno bianco” dell’Unitalsi a Loreto che arriva una nuova sorpresa. Nella Santa Casa, mentre si è raccolti in preghiera, Nafie chiede ad alta voce: “perché non si prega per me, perché trovi una mamma e una casa?”. Rosa, una donna rimasta vedova da giovane e senza figli, si propone subito per dare una famiglia a Nafie che, così, quando ha 15 anni trova una nuova casa e inizia una nuova vita, con la possibilità di andare a scuola e socializzare. “Rosa – commenta al suo fianco suor Teresa – si è rivelata una mamma vera, straordinaria”.
Anche la vita di suor Teresa si è intrecciata con quella della santa albanese. Mentre racconta l’impegno dei suoi ultimi 25 anni, suor Teresa stringe la mano di Nafie. Forse per rassicurare questa giovane amica che, a più di vent’anni dall’arrivo in Italia, dell’Albania non vuole più sentir parlare. E invece è proprio nel paese delle aquile che suor Teresa, oblata della Madonna del Rosario, è stata chiamata alla missione dalla santa di Calcutta. “Figlia mia, in Albania Dio ha fame”, si sentì dire da Madre Teresa nel corso di un “incontro speciale” che suor Teresa chiese alle missionarie della carità, quasi per allontanare definitivamente la loro pressante richiesta di seguirle in terra albanese. Quelle parole sono diventate un mandato, e così, toccata con mano la povertà di quel popolo, da 25 anni, a Bardhaj, la presenza di suor Teresa e delle consorelle ha trasformato il villaggio. Sono stati costruiti una scuola, una chiesa, un ponte e 59 casette per le famiglie che prima vivevano in baracche di cartone. Altre ne verranno, così come continuerà il progetto di adozione per le realtà familiari più bisognose.
“Madre Teresa era una santa!”. È la profonda convinzione di Nafie, che non può dimenticare le volte in cui la suora albanese, toccandole la fronte e il mento, la benediceva. “Ti porto via perché tu puoi dare” si sentì dire a Tirana. Perché la santa di Calcutta, conoscendola, “aveva capito che Nafie poteva migliorare”, commenta Rosa. Anche lei – dopo esser diventata mamma di Nafie – ha avuto l’opportunità di incrociare lo sguardo di questa “persona eccezionale”, “una piccola donna, ma grande”. “Madre Teresa era di poche parole – nota Rosa – ma ti emozionavi solo a guardarla”. Ripensando a quel grido di Nafie a Loreto, Rosa riconosce che “quando l’ho sentito mi sono buttata. E sono felice di averlo fatto”. All’inizio non è stato tutto facile, “ma ci siamo trovate presto a livello caratteriale”. “Ci sono stati periodi in cui lei non era sicura – ammette la mamma – aveva paura di essere abbandonata. Ma abbiamo superato anche quelli”.
Quest’anno Nafie a Lourdes ci voleva essere. “Ha insistito perché ci tornassimo”, rivela Rosa.
Saranno loro a far rivivere l’impegno e il sorriso di Madre Teresa. E a ripetere il suo invito alla felicità.
Nell’Anno santo della misericordia, “il messaggio che arriva da Madre Teresa ai partecipanti al pellegrinaggio – ha detto il presidente nazionale dell’Unitalsi, Antonio Diella – è proprio questo: siate felici. Perché seguendo la vita dei poveri, dei malati, di chi ha più bisogno, degli invisibili del mondo, anche la nostra vita può essere carica di bellezza e felicità”.