Gian Carlo Perego
All’alba del 3 ottobre 2013, a poche decine di metri dalle coste dell’isola di Lampedusa, un barcone di migranti s’inabissava. Pochi furono i migranti salvati, rispetto ai 366 morti, molti dei quali donne e bambini. Quel giorno il mondo s’indignò, l’Europa pianse, l’Italia si svegliò creando l’operazione “Mare nostrum” con cui il Mediterraneo non fu più un mare da presidiare, ma un mare in cui salvare i migranti in fuga. Un’operazione, che portò a salvare 170.000 persone: uno scatto di responsabilità e di umanità. Purtroppo l’operazione si è conclusa dopo un anno, perché l’Europa non ha voluto farsene interamente carico, non ha voluto considerare il Mediterraneo un Mare anche europeo.
Da allora molte sono state ancora – oltre 270.000 – le persone migranti salvate nel Mediterraneo, con navi anche di altri Stati europei, oltre che dell’Italia, e con navi di organizzazioni private -, ma ancora troppi sono stati i morti nel Mediterraneo: dal 3 ottobre 2013 ad oggi, oltre 11.500.
“Il Mediterraneo è diventato un cimitero”, come ha ricordato Papa Francesco.
Il 3 ottobre di quest’anno celebriamo per la prima volta la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, con una legge voluta dal Parlamento e promulgata dal presidente della Repubblica il 21 marzo 2016.
È una Giornata della memoria, “al fine di conservare e di rinnovare la memoria di quanti hanno perso la vita nel tentativo di emigrare verso il nostro Paese per sfuggire alle guerre, alle persecuzioni e alla miseria” (art. 1): è una prima consapevolezza di chi sono i migranti che sbarcano, non clandestini, ma migranti in fuga.
È una Giornata della verità sui migranti, per “sensibilizzare l’opinione pubblica alla solidarietà civile nei confronti dei migranti, al rispetto della dignità umana e del valore della vita di ciascun individuo, all’integrazione e all’accoglienza” (art. 2): perché l’accoglienza non sia discrezionale, ma diffusa in tutti gli 8.000 Comuni italiani.
È una Giornata per educare, “al fine di sensibilizzare e formare i giovani sui temi dell’immigrazione e dell’accoglienza” (art.2).
Per chi crede è anche una Giornata per pregare e per recitare il nostro “Miserere”:
abbi pietà di noi, Signore per tante morti innocenti.
Ci auguriamo che questa Giornata possa diventare anche l’occasione per gridare insieme non solo il nostro sdegno, ma anche la volontà di costruire stabilmente corridoi umanitari e vie legali che accompagnino i migranti e le loro famiglie e consentano l’ingresso in Italia e in ogni Paese d’Europa, senza altre morti innocenti.
L’Europa di domani non si costruisce con la crescita della denatalità, con i respingimenti, con nuovi muri e lastricando il fondali del Mediterraneo con i corpi di uomini e donne, giovani e bambini.
L’Europa di domani si costruisce solo sulla tutela della dignità di ogni persona, sulla giustizia sociale, sulla cooperazione e condivisione dei beni: su questa strada, con gli incontri dal valico del Brennero fino all’isola di Lampedusa, c’incammina la celebrazione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione.