DIOCESI – E’ stata una bella settimana di preghiera, di spunti di riflessione, ma soprattutto di gioia, la gioia di una diocesi che ripercorrendo la strada fin qui percorsa con i suoi pastori vuole guardare avanti per trovare gli strumenti più idonei per condividere la sua “missione” con tutti i fratelli.
La nostra Chiesa locale, riprendendo una delle riflessioni più belle di papa Francesco, deve essere soprattutto “chiesa in uscita” proiettata sulle strade del mondo, sui problemi quotidiani della gente che lavora, che spera, prega, ha momenti di sconforto, che spesso vive nella solitudine e nelle tante difficoltà della vita.
La nostra Chiesa, sia locale che universale, oggi è interpellata da due grandi problemi che a me sembrano in questo momento vitali.
Il primo grande tema è quello dell’immigrazione, dei tanti disperati che fuggendo da guerre, dalla povertà estrema, dalla violenza e dalle persecuzioni cercano nell’occidente la sola strada di salvezza. Sappiamo realmente riconoscere in questi disperati che fuggono l’immagine del Cristo sofferente? Riusciamo a sentirli fratelli in questa umanità che non riesce più a trovare i legami più profondi o forse, dentro di noi, è presente la stessa paura, lo stesso egoismo dei troppi Stati che hanno ricominciato ad alzare muri, steccati di divisione, come se la storia di questi ultimi 100 anni non ci avesse insegnato nulla. Prima ancora che un problema di accoglienza è un problema culturale. Soltanto se non vedo nell’immigrato un “diverso”, un “buono a nulla”, uno che mi porta via il lavoro posso poi pensare a gesti di accoglienza, a gesti di solidarietà concreta. L’accoglienza, la solidarietà è un impegno di tutti, pastori e laici. Siamo pronti come Diocesi a farci carico di queste sofferenze?
L’altro problema, che mi sembra di cogliere in questi momenti, alla luce delle tante iniziative che con i nostri vescovi Chiaretti, Gestori e Bresciani abbiamo ricordato è quello di restituire ai nostri giovani in primo luogo, ma anche a tutti i fedeli l’entusiasmo, il desiderio di essere protagonisti in una Chiesa che vive il disagio del mondo. Spesso ci richiudiamo in atteggiamenti intimistici ed individualistici e non riusciamo a sentirci un corpo unico che cerca di vivere insieme la bella notizia del vangelo per testimoniare concretamente come diocesi, come parrocchie, gruppi, associazioni l’amore di Cristo per la Chiesa e per tutta l’umanità. “Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere” (Atti 2,42). E’ anche il monito che il vescovo Carlo presentando la lettera pastorale ha rivolto a tutti noi.
Per finire l’augurio che faccio a tutta la Diocesi lo riprendo da don Tonino Bello che pregando per la sua chiesa locale si rivolgeva a Dio:
“….Falle sentire che per crescere insieme
non basta tirar dall’armadio del passato
i ricordi splendidi e fastosi di un tempo,
ma occorre spalancare la finestra del futuro
progettando insieme, osando insieme,
sacrificandosi insieme.Da soli no
n si cammina più.
Concedile il bisogno di alimentare
questa sua coscienza di popolo
con l’ascolto della tua parola.
Concedi, perciò, a questo popolo la letizia della domenica,
il senso della festa, la gioia dell’incontro.”