DIOCESI – Ottobre. Le giornate si accorciano. In città cessa il via vai fino a tarda notte dei giorni estivi. A sera l’aria si fa pungente e la gente non vede l’ora, dopo una giornata di lavoro, di tornare a casa, cenare con le persone care e riposare.
Ma non per tutti è così. Basta soffermare lo sguardo su alcuni volti. Sono i volti dei tanti senzatetto. Sono di carne ed ossa come noi. Sentono caldo e freddo, hanno gli stessi nostri sentimenti, sensazioni ed emozioni.
Appaiono diffidenti e, talvolta distaccati, anaffettivi, come se il mondo intorno non li riguardasse, ma tutto questo, perché la vita li ha delusi, feriti, traditi, senza badare alla loro dignità.
Chissà quanto piacere farebbe loro trovare un letto per riposare e una tavola dove condividere il pasto con qualcuno!?
Sono tanti ormai ‘gli invisibili’ della nostra città, cercano rifugio dove possano. Ma la stazione ferroviaria è chiusa, il pronto soccorso è chiuso, il dormitorio la “Casa delle Genti” ancora in ristrutturazione…e allora: dove andare? Che fare? E chi si prende cura di loro? Come comportarsi?
Torniamo ad accorgerci, passando dall’indifferenza alla relazione.
Il dramma del nostro tempo è la velocità, la non presenza, la perdita del ‘qui ed ora’. Non ci accorgiamo delle persone che spesso, non per loro volontà, si ritrovano privi di tutto.
Impariamo ad ascoltare, passando dalle chiacchiere al silenzio accogliente. Siamo così immersi nel tanto rumore da non riuscire ad ascoltare cosa l’altro vuole comunicarci e quali sentimenti desidera condividere. Quante volte si scopre che dietro la rabbia dell’ubriaco, le urla violento o le pretese del disperato si nasconde la frustrazione di chi non riesce a rialzarsi da solo!
Proviamo ad aprirci, passando dall’alienità all’alterità.
Nel mondo della globalizzazione quanto facilmente si dimentica che siamo un’unica famiglia, figli dell’unico Padre! Le tante situazioni problematiche presenti sul territorio esigono la collaborazione fra tutti partendo dalle Istituzioni fino alla parrocchie, dalle nostre famiglie fino alle associazioni di volontariato presenti in città.
La Chiesa locale si sta impegnando su questo fronte attraverso delle ‘opere segno’: la casa di accoglienza a Porto d’Ascoli nella Parrocchia Cristo Re, il dormitorio per donne alla Caritas Diocesana, mentre si sta pianificando altri due progetti.
Vogliono sollecitare tutti, ognuno nel proprio ambito, istituzionale e non, a farsi carico dei bisogni di ogni persona che vive un grave disagio.
Mentre si chiude il ‘segno’ della porta santa della Misericordia, ci auguriamo che si realizzi un ‘sogno’, quello di non trovare più, in qualche angolo della città, una donna o un uomo che non ha trovato un tetto per ripararsi dal freddo della notte!
“L’accoglienza è uno dei primi segni che la comunità è viva… Una comunità che comincia a dire no all’accoglienza, per paura, per stanchezza o per ragioni di insicurezza o di comodo entra egualmente nel processo della morte spirituale” (J. Vanier, La comunità)
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Ottime iniziative della Diocesi***