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Il messaggio di Spinelli all’Europa che vacilla: tornare alle radici per evitare i pericoli del nazionalismo

Thomas Jansen

Bene ha fatto il primo ministro Matteo Renzi a invitare a fine agosto il presidente francese François Hollande e la cancelliera tedesca Angela Merkel sull’isola di Ventotene, alla tomba di Altiero Spinelli (1907-1986), per commemorarlo insieme agli altri pensatori e pionieri spirituali dell’unificazione europea. Un evento di rilievo, rimbalzato in tutta Europa, che ha avvicinato i tre leader europei, anche se poi le diverse visioni sull’attualità politica li hanno riportati su fronti differenti.
A Ventotene Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, tutti esiliati sull’isola dal regime fascista, abbozzano negli anni del secondo conflitto mondiale il manifesto “Per una Europa libera e unita”, che poi ispirerà i movimenti federalisti e molti politici democratici a impegnarsi attivamente nel dopoguerra

per il superamento dello Stato nazionale e per la riconciliazione tra i popoli d’Europa.

Arrestato già negli anni ‘20 per la sua resistenza contro il fascismo, Spinelli matura le intuizioni e le considerazioni formulate in questo manifesto durante i 16 anni di prigionia e di esilio. Leggendo e studiando a fondo i principali autori della tradizione filosofica e storiografica si prepara per i suoi compiti futuri. La sua biografia “Come ho tentato di diventare saggio”, consistente, ma anche commovente e letterariamente pregevole, offre una testimonianza impressionante di questo processo di maturazione e di formazione che lo porterà anche ad allontanarsi dalle convinzioni comuniste della sua giovinezza.
Altiero Spinelli può essere annoverato tra i padri fondatori della Comunità europea per la sua influenza, non solo con il manifesto di Ventotene, ma anche come attivista del federalismo europeo, come consulente del presidente del Consiglio De Gasperi, come giornalista e fondatore dell’Istituto affari internazionali (Iai), e poi anche come autorevole parlamentare europeo e membro della Commissione europea.
Diversamente da Alcide De Gasperi, Robert Schuman e Konrad Adenauer, Spinelli non è stato coinvolto nelle grandi decisioni relative alle politiche di integrazione in qualità di membro di un governo ed è per questo che è meno noto fuori d’Italia, dove invece il suo ruolo e l’importanza sono sempre stati riconosciuti.
Tra le tante personalità di spicco che nei diversi Paesi hanno fatto moltissimo per l’unificazione dell’Europa, Spinelli rappresenta un tipo diverso di uomo politico che per il successo dell’integrazione non è stato meno importante dei governanti, cioè dei responsabili delle trattative e dell’applicazione dei trattati e dell’orientamento delle politiche statali in senso comunitario nel contesto europeo. Egli era l’ispiratore, il precursore, il maestro e il mentore.Perché si trattava anche – come presupposto della politica di unificazione portata avanti dagli Stati – di far accettare il progetto dalla società civilee di far sostenere il processo dalle élite, nonché in generale dai cittadini. In quest’ambito si pone il merito di figure come Altiero Spinelli, Jean Monnet, Hendrik Brugmans, Max Kohnstamm e molti altri che sono stati coinvolti nel movimento europeista e hanno aperto la strada alla politica di unificazione.
Facendo memoria di Spinelli e dei suoi colleghi, Renzi, Hollande e Merkel hanno richiamato la loro attuale responsabilità per lo sviluppo della grande opera di pacificazione e unificazione europea, iniziata dai precursori e fondatori; si sono richiamati alle origini e quindi alle motivazioni e ai valori di un progetto che era, e rimane, anche etico.
Anche se quello del 22 agosto a Ventotene è stato soprattutto un atto simbolico, il gesto non può essere sottovalutato, soprattutto in questo momento estremamente difficile della politica di unificazione, in cui comincia a vacillare uno dei suoi capisaldi, vale a dire l’idea di solidarietà.
Nel suo incontro con i capi di governo degli Stati dell’Europa centro-orientale membri dell’Unione europea, che si è svolto subito dopo la riunione di Ventotene,

Angela Merkel si sarà certo sentita ispirata dal ricordo di Ventotene:

si trattava soprattutto di convincere gli interlocutori che, in nome della sovranità nazionale si rifiutano di accogliere i rifugiati nei loro Paesi, dell’importanza di quel valore fondamentale per la stabilità e il successo dell’Unione europea.
Non era forse proprio questa spericolata sovranità nazionale che Altiero Spinelli aveva identificato e additato come la causa della guerra in Europa, e che doveva essere superata dall’unificazione e da un ordinamento federale dell’Europa?
La storia si ripete e ha sempre da insegnare…

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