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di M. Chiara Biagioni

FRANCIA – “Se prendiamo la parola oggi, è perché amiamo il nostro Paese e siamo preoccupati della sua situazione”. Si apre così la “Lettera” che il Consiglio permanente dei vescovi francesi rivolge “agli abitanti del nostro Paese” con il titolo “In un mondo che cambia, ritrovare il senso della politica”. Un testo impegnativo suddiviso in 10 paragrafi in cui l’episcopato di Francia passa in rassegna punto per punto gli aspetti problematici che stanno mettendo a dura prova la vita del Paese: crisi economica e recessione, tensioni sociali, disoccupazione e sentimento di ingiustizia, differenza culturale e integrazione, giovani e derive jihadiste, educazione e questione sicurezza.

I vescovi scrivono: “Bisogna essere sordi o ciechi per non rendersi conto della stanchezza, delle frustrazioni, delle paure e anche della rabbia che abitano una parte importante degli abitanti del nostro Paese e che esprimono un profondo desiderio di cambiamento. Bisogna essere indifferenti e insensibili per non essere toccati dalle situazioni di precarietà ed esclusione che vivono molti sul nostro territorio nazionale”.

Monsignor Pascal Delannoy fa parte del Consiglio permanente ed è vescovo in una delle “periferie” più calde di Parigi, Saint-Denis. I vescovi – racconta – hanno voluto provocare con la pubblicazione di questo testo “una riflessione di fondo sul posto della politica oggi nella nostra società”.

La critica da questo punto di vista è spietata. Per sua natura e vocazione– scrivono i vescovi – la politica è chiamata a ricercare “il bene comune”, a “prediligere l’interesse generale su quello di parte”. La realtà è diversa: i vescovi parlano di una politica ostaggio di “ambizioni personali smisurate, manovre e calcoli elettorali, promesse non mantenute, visioni totalmente sganciate dalla realtà, assenza di progetto e visione a lungo termine, comportamenti di parte e demagogici”.

Sembra un avvertimento per il futuro prossimo, visto che la Francia è alla vigilia di un importante appuntamento elettorale: la rielezione del presidente. Il primo turno delle elezioni presidenziali si terrà tra diversi mesi, cioè il prossimo 23 aprile; l’eventuale ballottaggio tra i due candidati più votati sarà il 7 maggio. “Il nostro testo – precisa Delannoy – prepara certamente alle prossime elezioni presidenziali ma la sua pertinenza resta assolutamente valida al di là delle elezioni. E’ l’invito a riscoprire il senso del politico che deve avere un progetto. Solo chi ha una visione di società, può rispondere alle attese della gente e superare i tanti paradossi che sta vivendo la società francese”.

“Quando incontriamo le persone – racconta il vescovo – avvertiamo un grande slancio di generosità e un profondo desiderio di partecipare a progetti di mobilitazione. Ma questa attesa non viene colta dalla politica che è sempre più concentrata a gestire i problemi economici e finanziari ed incapace a rispondere alle attese più profonde della gente”.

La questione non interessa solo la Francia. L’impasse politico è una condizione abbastanza generalizzata anche nel resto del mondo. Secondo i vescovi francesi la crisi della politica è anzitutto crisi della parola che troppo spesso si trasforma in “menzogna, corruzione” e in queste condizioni, rilevano nel testo: “si fa sempre più sottile il margine tra chi non crede più nella politica e si disinteressa della vita pubblica e chi, pieno di rabbia, si orienta verso gli estremi”.

“E’ il paradosso – spiega Delannoy – di vivere in una società che dispone di molti mezzi comunicativi ma in cui le persone hanno sempre più difficoltà a dialogare tra loro. Non c’è più capacità di confronto, dialogo, parola e le divergenze di opinione e pensiero invece di essere accolte e ascoltate, terminano in maniera conflittuale”.

La via di uscita è un cantiere aperto in cui tutti sono chiamati a lavorare: “ciascuno, per quello che gli compete, è responsabile della vita e dell’avvenire della nostra società”, scrivono i vescovi. “Ciò richiede coraggio e audacia. Qualità che non sono mai mancate dal cuore del nostro Paese”. E concludono: “Le vere soluzioni ai problemi profondi della nostra epoca non arriveranno né dalla ripresa economica e finanziaria, benché importante, né dai gesti e dagli atteggiamenti di qualcuno. Verranno dall’ascolto personale e collettivo dei bisogni più profondi dell’uomo. E dall’impegno di tutti”.

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