Splende il sole a San Pietro nella domenica giubilare, in cui la Chiesa si arricchisce di sette nuovi santi. Salomone Leclercq, José Sanchez, Manuel Gonzalez Garcia, Lodovico Pavoni, Alfonso Maria Fusco, Giuseppe Gabriele del Rosario Brochero e Elisabetta della Trinità Catez sono stati canonizzati da papa Francesco davanti ad alcune migliaia di fedeli, tra cui spiccavano le delegazioni governative dei cinque paesi di provenienza dei nuovi santi: Italia, Francia, Messico, Spagna e Argentina.
Nell’omelia, il Pontefice, richiamandosi all’Orazione-Colletta ha ricordato quali sono le caratteristiche del cuore di un santo: “generoso e fedele”, pronto a servire il signore “con lealtà e purezza di spirito”. Nessun uomo, ha puntualizzato il Santo Padre, può darsi da sé un cuore così, è possibile soltanto invocarlo “da Lui come dono”, proprio come hanno fatto i neocanonizzati, i quali “hanno pregato con tutte le forze, hanno lottato, e hanno vinto”.
Le stesse Scritture odierne ci mostrano la natura di questa preghiera. È il caso di Mosè (cfr.Es 17,8-13) che, “nell’episodio della battaglia contro Amalek, in piedi sul colle con le braccia alzate; ma ogni tanto, per il peso, le braccia gli cadevano, e in quei momenti il popolo aveva la peggio; allora Aronne e Cur fecero sedere Mosè su una pietra e sostenevano le sue braccia alzate, fino alla vittoria finale”. Il suo “stile di vita spirituale”, ha commentato il Papa, è quello “che ci chiede la Chiesa: non per vincere la guerra, ma per vincere la pace!”.
È anche importante, ha aggiunto Francesco, che, nella preghiera, riusciamo a “sostenerci l’un l’altro”, perché solo “con il sostegno dei fratelli la nostra preghiera può andare avanti”.
Nella seconda lettura, vediamo invece San Paolo raccomandare a Timoteo di “rimanere saldo in quello che ha imparato e in cui crede fermamente (cfr 2 Tm 3,14)”, a patto di impegnarsi in una preghiera tutt’altro che “sporadica” o “altalenante” ma, al contrario, “fatta come Gesù insegna nel Vangelo di oggi: «pregare sempre, senza stancarsi mai» (Lc18,1)”.
Il “modo di agire cristiano” richiede dunque “essere saldi nella preghiera per rimanere saldi nella fede e nella testimonianza”. E nel giorno in cui ci stancheremo, non dobbiamo dimenticarci che “non siamo soli” ma “siamo membra del Corpo di Cristo, la Chiesa, le cui braccia sono alzate giorno e notte al Cielo grazie alla presenza di Cristo Risorto e del suo Santo Spirito”
Il Vangelo, infine, ci ricorda la “promessa di Gesù”, per la quale “Dio farà giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui (cfr Lc 18,7)”. Pregare, quindi, non significa “rifugiarsi in un mondo ideale”, né “evadere in una falsa quiete egoistica”, bensì “lottare, e lasciare che anche lo Spirito Santo preghi in noi”.
A corollario dell’omelia, Bergoglio ha riassunto le caratteristiche dei santi: essi sono “uomini e donne che entrano fino in fondo nel mistero della preghiera”, che “lottano con la preghiera, lasciando pregare e lottare in loro lo Spirito Santo; lottano fino al limite, con tutte le loro forze, e vincono, ma non da soli: il Signore vince in loro e con loro”.
Anche i sette canonizzati di oggi “hanno combattuto la buona battaglia della fede e dell’amore con la preghiera”, rimanendo “saldi nella fede, con il cuore generoso e fedele”, ha poi concluso il Papa, chiedendo la loro intercessione e invitando a seguire il loro esempio.