Questa la conclusione a cui è giunto Carlo Gentili in merito al mistero dell’anellone dei Piceni, il cui significato sfugge ancora oggi a studiosi ed esperti ad oltre 2.500 anni dalla presenza dei Piceni nelle Marche
“L’anello di Cupra” o anellone piceno è un anello a 6 nodi trovato nelle tombe femminili del Piceno V sec. a.C. : sembra che nessuno ancora oggi ne conosca il significato. Molte le ipotesi, ma nessuna certezza. Alcuni studiosi hanno visto in questi reperti un simbolo di fertilità, altri un simbolo apotropaico per allontanare influssi magici maligni, altri ancora pensano ad una sorta di trofeo o simbolo che contraddistingueva le sacerdotesse, altri ricercatori individuano in quel “cerchio magico” fasi lunari e mondi spaziali.
Ora, si affaccia l’ipotesi del pittore Carlo Gentili da sempre affascinato dal culto della dea Cupra e dal suo “anellone piceno”
In pratica, un pittore “sconfina” (a gamba tesa) nel settore archeologico e scopre l’arcano, in barba a tanti studiosi e professori.
Infatti, Gentili ipotizza che il famoso “anello di Cupra” altro non sia che il cembalo, simbolo sacro alla Dea Madre-Cibele (con il culto simile ed intercambiabile con la dea Cupra): il cembalo, strumento musicale simbolo della Dea Cibele o Grande Madre, a cui nessun studioso abbia mai pensato come identificabile con l’anellone piceno; infatti, comparando il cembalo e anellone piceno sono visivamente ineccepibili le loro similitudini, anche se i piccoli tipani nei cembali del tempo erano posti uno sull’altro, a mo’ di piatti e non frontalmente
Inoltre, c’è una prova schiacciante relativa al Culto di Cibele, la Grande madre di uomini e dei, la mai nata, l’eterna. Come tutte le dee mediterranee era vergine: in un prezioso documento troviamo in merito all’iniziazione delle sacerdotesse: “L’iniziazione al culto della dea consisteva innanzitutto in un pasto consumato negli strumenti musicali: il timpano e il cembalo”: le sacerdotesse recitavano: “ho mangiato dal timpano, ho bevuto dal cembalo e ho conosciuto i segreti della religione”
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Peccato che la Cupra picena del V sec. a.C. non abbia nulla da spartire con Cibele; ha invece molto in comune con la romana Bona Dea. Le assimilazioni orientalizzanti sono più tardive. Quasi nessuno ha notato che le dimensioni dell'anello piceno sono paragonabili a quelle dell'anello della regalità col quale Ahura Mazda incorona Ardashir I di Persia (l'anello simboleggia l'indissolubilità di un vincolo sacro) cfr: https://www.irancultura.it/turismo/attrazioni/attrazioni-shiraz/naghsh-e-rostam/. Lo stesso anello si trova nel faravahar, l'antichissimo simbolo della religione zoroastriana. Nel rilievo di Ardashir I si nota chiaramente che l'anello è segnato in più punti da una sorta di piccolo sigillo circolare. La consegna dell'anello introduce all'esercizio di un potere sacro su delega di un'entità superiore. Ovviamente l'anello sannitico non si lega a Zoroastro, ma probabilmente richiama un'idea indoeuropea che riguarda l'assegnazione di un mandato, suggellato da vincoli sacri, ovvero un trofeo che commemora giochi solenni (a carattere guerriero? nell'antichità sono note alcune gladiatrici) celebrati in occasione dell'assegnazione di un tale mandato.
Rimane il fatto che il simbolo caratterizzante la dea Cibele è il cembalo (insieme al carro trainato dai leoni e la corona turrita); Rimane il fatto, anche, che il simbolo dell'anellone dei piceni rappresenta un chiaro riferimento al cembalo. Rimane il fatto, quindi, che i due culti erano collegati, lo dimostra anche l'arcana presenza della grotta della Sibilla (sempre nelle zone del piceno), la cui origine di confonde, anche con il nome Cibele-Sibilla) con il culto della Grande Madre
che fantasia