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Papa: “Siamo ancorati alla Resurrezione, speranza che non delude”

Di Luca Marcolivio

Una breve ma toccante omelia di Papa Francesco è stata il culmine della Santa Messa della commemorazione dei defunti, celebrata, come da tradizione, in un cimitero romano.

Quest’anno, per la prima volta, la celebrazione eucaristica si è tenuta al Cimitero Flaminio di Prima Porta, concelebranti il cardinale Agostino Vallini, il vicegerente per la Diocesi di Roma, monsignor Filippo Iannone, il vescovo ausiliare Guerino Di Tora, il parroco dei “Santi Urbano e Lorenzo”, a Prima Porta, padre Zbigniew Golebiewski.

Dopo aver benedetto le tombe, visibilmente provato dalle fatiche della visita pastorale in Svezia, conclusasi martedì, in occasione del 500° anniversario della Riforma luterana, il Santo Padre ha preso spunto innanzitutto dalla prima lettura (cfr. Gb 19,1.23-27°) che mostra Giobbe proclamare la “speranza”, proprio quando è “nel buio”.

Il cimitero, ha sottolineato il Pontefice, è un luogo che evoca, ovviamente, un “senso di tristezza”, sia per “i nostri cari che se ne sono andati”, sia perché ci rammenta il “futuro della morte” che ci attende. Eppure, ha aggiunto, “la tristezza è mischiata alla speranza”.

Fare memoria dei nostri cari defunti, davanti alle loro spoglie, “ci aiuta perché anche noi, tutti, dobbiamo fare questo cammino”, ovvero, il cammino dalla morte alla vita.

Questo cammino è percorso da tutti “con un dolore più o meno forte”, eppure provvisti di “un filo ancorato nell’aldilà”. “Quest’ancora che non ci delude è la speranza nella resurrezione”, ha aggiunto il Papa.

“Chi ha fatto per primo questo cammino – ha proseguito – è Gesù, è Lui il primo che ci apre la porta della speranza con la sua Croce, per entrare dove contempleremo Dio”.

Francesco ha quindi ripetuto le parole di Giobbe: “Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro” (cfr. Gb 19,1.23-27°).

“Torniamo a casa oggi con una doppia memoria: quella dei nostri cari che se ne sono andati e quella del nostro futuro, con la certezza uscita dalle labbra di Gesù: ‘io lo risusciterò l’ultimo giorno’”, ha poi concluso il Santo Padre.

Al termine della celebrazione al Cimitero di Prima Porta, subito dopo il rientro in Vaticano, il Pontefice si è recato nelle Grotte della Basilica Basilica di San Pietro per un momento di preghiera privato in suffragio dei Pontefici suoi predecessori lì sepolti e di tutti i defunti.

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