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Il colore prima del blu – puntata 41 ultima puntata


Il romanzo “Il colore prima del blu”
è anche in edizione cartacea.
E’ acquistabile in tutte le librerie e
in tutti gli store online.

Un ringraziamento speciale desidero farlo a Simone Incicco che mi ha proposto questa iniziativa e che ho accettato con grande entusiasmo: un piccolo sogno realizzato.
Ma un ringraziamento finale va a voi tutti lettori digitali.
Quest’opera resterà libera per sempre su queste
pagine virtuali a disposizione di tutti.

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I giorni trascorrono muti, ma li scopro nuovi ed eccitanti nell’attesa di poter raggiungere Anna e realizzare insieme i nostri sogni. Due sogni in noi uno.

Alfredo è al tavolino. Scrive. Mi vede entrare, non si scompone. Resto a osservarlo finché non ripiega il foglio. Si alza lasciando la sigaretta accesa sul posacenere. Quando esce, schiaccio la cicca soffocando l’incendio. Un ultimo rivolo di fumo e finisce tutto. Fuori dal ristorante trovo Marta che apre la cassetta delle poste.

‹‹Domani! Arriva domani,›› le dico sfiorandole con la mano i capelli profumati. Un primo timido raggio di sole scopre i colori della via. Marta mi fa un sorriso e mi abbraccia forte.

Incrocio Alfredo che esce da Emma la fornaia. Lo fisso, lui abbassa lo sguardo, ma non se ne va. Si ferma sull’uscio del forno. Con la mano si copre gli occhi. Lo vedo singhiozzare. I suoi movimenti sono strappi, sussulti improvvisi; sotto un cielo addolcito da una stella impallidita dall’alba. Mi avvicino, ma lui fugge via nascondendo il volto con la busta del pane.

In spiaggia Filì il rigattiere si scalda a un piccolo falò di vecchie cianfrusaglie. Mi siedo vicino a lui. Si accende la pipa. Fa piccoli tiri. Restiamo muti, lasciamo parlare solo le fiamme. Quando si spengono ce ne andiamo per le nostre strade.

Cerco don Piero al cinema parrocchiale, ma non lo trovo. Sulla porta della canonica c’è una valigia. Si sorprende a vedermi mentre esce da casa.
‹‹Don! Sono venuto per ridipingere il cinema, ho comprato anche la vernice,›› dico.
‹‹Il cinema non ci sarà più, Michele.››
‹‹Perché?››
‹‹Alla fine è successo.»
«Cosa?» chiedo sorpreso.
«Mi è capitato di farmi quella domanda…»
«Quale domanda?»
«“Chi me lo ha fatto fare?”! E per la prima volta nella mia vita ho provato paura e mi sono sentito vivo.» I suoi occhi brillano, ma si spengono subito e continua:
«Però ho capito che non è una domanda per me: non sono un eroe, io. Sono solo un povero prete.»
«Quindi?»
«Quindi parto; torno a casa.››
‹‹Non puoi! Qui c’è gente che ha bisogno di…›› non so di chi o cosa ha bisogno questo paese, così resto zitto per un po’ e poi cambio discorso.
‹‹Guarda, don Piero, ti ho portato le foto di quella notte. Guarda! Sono delfini, dobbiamo farlo sapere a tutti,›› dico con la speranza, vana, di convincerlo a restare.
‹‹No, Michele! Non ti ascolteranno. Lasciali fare. È giusto che credano alle loro tradizioni. Arriverà il tempo in cui apriranno gli occhi e capiranno da soli. Siamo solo poveri mendicanti. Vuoi sapere di cosa abbiamo bisogno? Abbiamo bisogno di qualcuno che ci abbracci così come siamo, senza pretese. E poi abbiamo bisogno di persone che a guardare le loro vite ci facciano dire: “ma chi glielo ha fatto fare?” e ci venga, così, voglia di imitarle.»
‹‹Tu potevi essere una di quelle… Dovresti restare!››
Mi fa un sorriso amaro, sembra che voglia dirmi qualcosa ma poi scuote la testa.
Duro, gli dico: ‹‹Un buon marinaio non si riconosce quando è tempo bello, ma si riconosce dentro alla tempesta. Tu me lo hai detto! E adesso che si tratta di te non è più vero?››
Le ultime parole mi si strozzano in gola. Lui mi fa una carezza. Lo abbraccio. Abbraccio la sua debolezza. Arriva un’auto, si ferma davanti a lui. A guidarla è il sacerdote dalla barba bianca. Don Piero solleva la valigia da terra. Lo lascio lì con i bagagli in mano: non voglio vederlo mentre se ne va.

È sera ormai.
Raggiungo la caletta degli innamorati, Claudio il guardiano mi chiede: ‹‹Tu i vu ‘bbe a Cladì?››
‹‹Sì, ti voglio bene, Cladì.››
Chiedo a Sergio il barcaiolo di lasciarmi fare un giro in barca. Sulle mie mani sono nati i calli della fatica e remare non mi ferisce. Questa mattina sono andato a trovare mia madre. Non ho avuto il coraggio di ribellarmi, di portarla via da lì. Non sono buono per queste cose. Però, mentre le parlavo, lei mi guardava e mi ha anche fatto un sorriso. All’orizzonte mi sembra di vedere la Barca dei sogni. Il suo carico è più leggero, ormai. Ascolto il mio respiro. Catturo questo istante. Il mare, oggi, ha un colore nuovo per me. Sono certo che è il colore prima del blu. Chissà se Anna lo dipingerebbe con la stessa sfumatura che vedo io.

RINGRAZIAMENTI 

Ringrazio mia moglie Manuela perché mi accompagna in tutti i viaggi che intraprendo, anche se li considera dei viaggi verso sogni impossibili. 

E poi, ringrazio don Gian Luca e Daniela perché senza la loro amicizia questo nuovo sogno sarebbe rimasto veramente impossibile, e Manuela avrebbe avuto ragione… 

Un ringraziamento doveroso va anche a Gianluca Guidarelli che con la sua professionalità ha saputo fornirmi indicazioni preziosissime. 

Un sogno che si realizza è un bene per l’intera umanità: nella Barca dei Sogni ce n’è almeno uno per tutti noi. Un ultimo grazie, quindi, va a chi, ogni giorno, si appassiona al suo destino…

 

Categories: romanzo a puntate
Alessandro Ribeca: