FabrizioDi Carlo Gentili

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MONTEPRANDONE – Per la nuova puntata della rubrica “Strana… mente artista” abbiamo intervistato Fabrizio Mariani.

Perche si crea? Perché si avverte il bisogno di esprimersi attraverso l’arte e la fantasia? Come nasce in te la passione per l’arte?
Non ricordo l’inizio ma inconsciamente prima di scrivere si inizia a disegnare nel tentativo di rappresentare la realtà, ma anche a trasferire sulla carta dei sogni. L’uso dei mezzi espressivi che rispondessero al bisogno di comunicare ciò che ho dentro.
Per me l’arte è tutto ciò che sa meravigliare, tutto ciò che sa lasciare senza fiato o incuriosire chi lo ammira. L’arte, deve essere in grado di toccare il cuore di un grande critico, come di un uomo semplice. E infine, l’oggetto d’arte è, in quanto opera meravigliosa, anche immortale, destinato a lasciare il segno in tutte le generazioni in avvenire.

Utilizzi segni e simboli specifici e ricorrenti che caratterizzano i tuoi lavori, come i materiali poveri, scarti industriali, perfino cassetti. Ce ne parli?
La mia ricerca è fatta di una continua sperimentazione sull’immagine, sulla matematica, le geometrie, i simboli, appunti, pittogrammi e sul colore come significante, l’utilizzo di materiali di recupero o scarti industriali come veicoli di emozioni al fine di creare contenitori concettuali (come cassetti), dove sono depositati oggetti e sensazioni del quotidiano, al fine di ottenere uno spazio tra il reale e l’illusorio dove si stratificano le memorie che si percepiscono in trasparenza.

 E’ l’arte o la conoscenza che “educa” alla Bellezza? O la Bellezza è un fatto interiore che ognuno deve individuare attraverso un proprio percorso?
La bellezza e l’equilibrio secondo me sono in tutte le cose che ci circondano; basta coglierne l’essenza per interiorizzarle, farle proprie e poi riuscire a rappresentarle in forma soggettiva. E’ un problema di percezione visiva e quindi di educazione al guardare… Non è semplice spiegare il meccanismo che scatta in ognuno di noi nel momento in cui osserviamo. La conoscenza si acquisisce attraverso la curiosità e l’osservazione, che insieme portano alla sensibilità e di conseguenza a coglierne la bellezza.

 Il tuo ricordo piu’ bello, piu’ affascinante, piu’ emozionante  legato al tuo modo di fare arte…. (un premio, una segnalazione, una amicizia, un ricordo…)
Il ricordo più bello non è legato strettamente all’arte, ma all’insegnamento, nel periodo vissuto a Milano (1986 – 1993). Il Provveditorato agli Studi mi convocò per propormi una cattedra di Educazione Artistica e Storia dell’Arte in una sperimentazione presso la Casa circondariale a Milano/Opera.

Era il 1989 e nella sperimentazione erano previste altre materie: Italiano, Matematica, Filosofia e Diritto. Eravamo un gruppo di 5, che si riunirono per presentare un programma di lavoro da consegnare in Provveditorato per l’approvazione.

Ricordo con emozione, il primo giorno d’ingresso, la consegna del documento, la perquisizione, il metal detector, insieme all’apertura e la chiusura dietro di me dei cancelli elettrici; la sala d’attesa e poi nell’ufficio del direttore per presentarci i casi di coloro che si erano iscritti ai corsi con le varie tipologie. Il primo colloquio con il direttore insieme agli psicologi ed educatori, le loro raccomandazioni sul comportamento da tenere con i detenuti e le detenute e le cose da evitare… Finalmente accediamo nell’area carceraria dopo aver attraversato sette cancelli per incontrare e conoscere gli studenti/detenutiin un’aula ricavata dalla fusione di due o tre celle. Considerando che questo ambiente che ha già una limitazione fisica e mentale, Il mio primo pensiero è stato che mi è venuto considerando ciò che avrei dovuto insegnare é il desiderio di evasione e giocando su questa leva, il fatto di riuscire a farli volare con la fantasia pur avendo mezzi tecnici limitati (per motivi di sicurezza). La curiosità e l’interesse alla presentazione del programma  di studi, fu entusiasmante, considerato che parlavo con adulti che in qualche caso non erano stati mai scolarizzati e quindi comunque una bellissima esperienza con persone che si trovavano per la prima volta a parlare dell’arte intesa come Storia dell’arte e degli artisti e del disegno. Vi lascio immaginare l’ingenuità delle domande, compresa quella: “che differenza c’è tra un dipinto e un affresco?” Poi l’interessato mi ha spiegato che qualcuno è stato “fregato” dal committente perché un furto su commissione in una chiesa è finito male, a causa del fatto che non erano riusciti a rubare un affresco. Di storie e di racconti ce ne sono tante più o meno divertenti e non voglio dilungarmi… E’ stata una sperimentazione che è durata tre anni e nel frattempo questa esperienza ha lasciato a loro un altro modo di vedere l’opera d’arte, non solo dal punto di vista del valore commerciale e di “scambio”, ma il valore storico-culturale che l’espressione artistica ha ed ha avuto nella storia in quanto interprete e documento della vita.

Nel 1992, fu il momento in cui con i miei colleghi stavamo studiando l’idea di fare un’esperienza di drammatizzazione, con storie scritte da loro, sia uomini che donne all’interno del carcere ma purtroppo a causa di problemi connessi con “Tangentopoli” e quindi la detenzione in carcere di personaggi politici e non, coinvolti all’epoca, l’amministrazione carceraria decise di sospendere l’intera fase della sperimentazione. Questa esperienza per me, man mano che approfondivo la loro conoscenza e venivano fuori le loro storie di vita, mi hanno lasciato dentro un segno che mi fa dire senza alcun dubbio, che sono io che ho imparato tanto da loro.

Arte come sogno, come fuga, come impegno o  come denuncia?
Per me è sicuramente una ricerca attraverso la forma, il colore, il segno, l’oggetto, che serve per raccontare e per confrontare le proprie idee con percezioni  e modi di vedere diversi.

 Arte e spiritualità: come la vedi?
La spiritualità è il momento creativo e quindi il rapporto che riesco ad instaurare tra me e   ciò che ho davanti che riesce ad affascinarmi, con la sintesi e l’astrazione dalla realtà per il raggiungimento di uno scopo.

Fabrizio Mariani
Ab. Lab. via Miramare, 23 – 63076 Monteprandone
marianif@comunesbt.it

BIOGRAFIA
scenografo e graphic designer (Ascoli Piceno 1956).
Fin dal 1969, anno del suo trasferimento a San Benedetto del Tronto, si dedica da autodidatta, dapprima alla ricerca pittorico-grafica, poi allo studio dei diversi metodi, tecniche rappresentative ed espressive che lo portano nel 1973 a scegliere il Liceo Artistico a Porto San Giorgio.

Dal 1972 a tutt’oggi ha le sue esperienze espositive personali e collettive.

Nel 1981 si diploma in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Macerata.

Da questo momento ha vari incarichi ed esperienze in ambito teatrale, insegnante di scenografia e scenografo in diverse occasioni di spettacolo di piazza, nelle scuole e in teatri delle province di Ascoli Piceno, Fermo, Macerata e Teramo. Nello stesso anno consegue l’abilitazione all’insegnamento di Discipline geometriche, architettoniche arredamento e scenotecnica e per l’insegnamento di Educazione Artistica.

Dal 1980 firma varie scenografie, allestimenti e progetti d’immagine grafica per Assessorati alla Cultura e Spettacolo delle Marche, gruppi e laboratori teatrali; i suoi disegni sono pubblicati su libri di poesia, cura le vesti grafiche per varie riviste.

Dal 1986 al 1993 a Milano, insegna materie artistiche nelle scuole medie inferiori e licei artistici; dall’89 al ’92 prende parte alla sperimentazione nella casa circondariale di Opera/Milano e nel ’93 insegna all’Istituto Sperimentale d’Arte di Monza; in questi anni espone in spazi d’arte e locali milanesi.

Dal 1994, è responsabile della comunicazione visiva nel Comune di San Benedetto del Tronto e cura l’immagine e le campagne pubblicitarie promosse dall’Amministrazione.

Dal 1996 ad oggi (venti edizioni), cura l’immagine grafica del Simposio Internazionale di “Pittura & Scultura viva” di San Benedetto del Tronto.

Dal 1999 partecipa come artista e curatore dell’immagine a “Montone tra il sole e la luna” festival di Teatro di strada e Arte installata che si svolge ogni anno a Montone TE.

Hanno scritto: Giancarlo Bassotti, Giovanna Bemporad, Domenico Cara, M. Nazzarena Croci, Angelo Ferracuti, Gabriele Ghiandoni, Enrica Loggi, Luciano Marucci, Francesca Pietracci, Gino Troli.

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