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Movimento eucaristico giovanile: nel dna la “mondialità” e il forte legame con i Gesuiti

Di Massimo Lavena

Quando un anno fa il Movimento eucaristico giovanile celebrò i suoi cento anni alla presenza di Papa Francesco, la sensazione fu quella di una grande storia che nel tempo si è profondamente rinnovata e incardinata nella Chiesa universale. Passato attraverso le due guerre mondiali, fedele alla sua origine che pone le basi nell’Apostolato della preghiera, oggi certifica la sua presenza nei cinque continenti “e definisce progressivamente la sua specifica identità di movimento che mira a formare gradualmente bambini, ragazzi e giovani amici di Cristo, al servizio della Chiesa e dell’uomo”, come è scritto nella introduzione del nuovo Manuale del Meg italiano.

Ulteriore “saldatura” con i gesuiti. La costante presenza della Compagnia di Gesù, che promuove il Meg come movimento ecclesiale e lo accompagna dal 1944, anno in cui padre Virginio Rotondi creò a Firenze la prima comunità italiana, è stata ulteriormente confermata nei giorni scorsi, e in maniera alquanto solenne: si è svolto infatti, a Frascati, dal 30 ottobre al 2 novembre, il Convegno nazionale del Meg, al qualehanno partecipato circa 800 tra ragazzi e animatori, provenienti da tutte le regioni d’Italia e da Bruxelles, dove si riunisce una comunità di italianiche vivono nella capitale belga. La contemporaneità della Congregazione generale della Compagnia di Gesù, che ha eletto il nuovo Preposito generale, il padre venezuelano Arturo Sosa, ha reso possibile una ulteriore saldatura tra i gesuiti e il loro movimento giovanile mondiale.

Passaggio di consegne. La partecipazione alle celebrazioni eucaristiche di numerosi padri provenienti da tutto il mondo, ha permesso ai partecipanti al convegno di cogliere ancora una volta quella dimensione di “mondialità” che ha sempre caratterizzato la vita del movimento. In questa direzione deve essere vista anche la nomina del 42enne padre Andrea Picciau a nuovo responsabile nazionale del Meg: che proprio durante la messa di Ognissanti, celebrata anche davanti a diverse decine di adulti ex membri del movimento, ha ricevuto le consegne dalle mani del suo predecessore, il padre Loris Piorar, suo coetaneo, responsabile nazionale dal 2008. Il passaggio, caratterizzato da semplice e lungo abbraccio che ha commosso tutti i presenti, ha da un lato evidenziato la stretta collaborazione che esiste tra i due gesuiti; dall’altro, una continuità nella progressione nella Compagnia di Gesù che ha visto il padre Piorar vivere l’esperienza in Kenya, a cavallo tra il 2015 ed il 2016, del “terzo anno di probazione”, ultima fase della formazione di un gesuita e che in genere si compie all’estero.

Amici e fratelli. Andrea Picciau intraprenderà, sempre in Kenya, la stessa formazione nei prossimi mesi. “Sono molti i sentimenti che mi accompagnano in questo tempo di passaggio in cui lentamente inizio a svolgere il mio incarico di responsabile nazionale del Meg – ha scritto padre Picciau ai ragazzi –. Sono riconoscente a padre Loris per tutto ciò che mi ha donato fino ad ora. E per il regalo più grande: il Meg”.“Siamo amici e anche fratelli. Gesuiti. Siamo collaboratori nella vigna del Padre. Anche ora che abbiamo incarichi differenti”.Nella prospettiva del nuovo ruolo “non nascondo qualche timore – scrive Picciau –, la responsabilità, se vissuta con consapevolezza, non è mai priva di paura. Mi fa tenere i piedi per terra, ma soprattutto mi permette di guardare e di fidarmi di Lui. Così, più che essere tranquillo per le mie capacità, sono pieno di speranza perché so che Lui sarà pieno di attenzioni verso di me, che ha a cuore il Meg e che custodirà la vita di ciascuno di noi”.

“Coraggio, alzati, ti chiama”. Sul senso dell’appartenenza la sintonia con il predecessore, Loris Piorar, è grande: “Il passaggio di responsabilità avviene qui al Convegno, nel luogo dove riconosciamo la nostra identità, l’Eucaristia – ha detto padre Piorar ai ragazzi nel suo commiato durante la messa d’Ognissanti –. Perché possa essere il luogo in cui il Signore continui a benedirci e ad essere il presidente della celebrazione, il custode delle nostre preghiere e dei nostri desideri”. La sintesi dell’avere vissuto un cammino anche di crescita nel Meg, è stato evidenziato da padre Loris nelle sue parole conclusive: “Per tutti noi, per tutte le nostre vite, nel silenzio e nell’ascolto rimane una Parola, un invito, un sogno. ‘Coraggio, alzati, ti chiama!’. Grazie per tutti gli abbracci, i sogni, le lacrime, le risate, grazie di tutto quello che siete stati, siete e sarete: avete riempito la mia vita”.

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