Anche i passionisti hanno puntato sulla riorganizzazione, coinvolgendo dal 2000 ogni religioso dell’Istituto per generare un cammino comune a partire dalla riformulazione dell’identità carismatica e dalla verifica della profezia di ciascuna missione. Nascono così le configurazioni, realtà esplorative per verificare sinergie possibili. Nel 2015 l’unificazione di sei province italiane, a cui si aggiungono Francia e Portogallo. Solo in Italia 440 religiosi, 60 case e 3 missioni in Bulgaria, Nigeria e Angola. Il tutto organizzato in 8 regioni. “Dobbiamo vincere le pregiudiziali paure anche a livello psicologico”, ha sottolineato nel suo intervento padre Leonello Leidi, passionista, che annota tra i frutti del processo “una maggior conoscenza e mobilità delle persone, una scossa di vita percepibile e percepita che ha portato all’apertura di una nuova missione in Nigeria e un rinnovato slancio con i laici per iniziative in particolare culturali. Un percorso da portare avanti superando impazienza, silente pessimismo e miopia di visione” che lascia intravedere un ulteriore snellimento delle strutture intermedie per una piena condivisione di cuori ed intenti.
Il desiderio di incontro e scambio ha attivato il processo di riorganizzazione anche tra gli scalabriniani, che nel 1999 sono passati dalle tre province presenti in Europa all’area unica Europa-Africa. “Percorso agevolato da tavoli di lavoro già operativi su pastorale giovanile e Centri studi”, ha precisato padre Gianni Borin, superiore regionale. La previsione della riduzione graduale dei missionari italiani e l’analisi dei flussi migratori spinge verso l’unificazione: “Oggi ne ricaviamo un rinnovato sguardo d’insieme, uno scambio di esperienze e condivisione anche delle risorse. Messe in conto chiusure, registriamo nuove risposte da Berna per gli immigrati di lingua spagnola e i rifugiati, da Roma e Foggia per percorsi di integrazione”.