“Amore pazzo di Dio per il suo popolo”, dice Francesco, “sembrerebbe una bestemmia ma non lo è”. Gesù, infatti, fa memoria dei passi dei profeti, come Osea e Geremia, quando esprimono l’amore di Dio per Israele. Sempre nel Vangelo del giorno Gesù lamenta anche: “Perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata”. “È questo che fa dolore al cuore di Gesù Cristo, questa storia di infedeltà, questa storia di non riconoscere le carezze di Dio – ha proseguito -, l’amore di Dio, di un Dio innamorato che ti cerca, cerca che anche tu sei felice. Gesù vide in quel momento cosa lo aspettava come Figlio. E pianse… ‘Perché questo popolo non ha riconosciuto il tempo in cui è stato visitato’. Questo dramma non è accaduto soltanto nella storia e finito con Gesù. È il dramma di tutti i giorni. È anche il dramma mio. Può dire ognuno di noi: ‘Io so riconoscere il tempo nel quale sono stato visitato? Mi visita Dio?’”.
“Ognuno di noi può cadere nello stesso peccato del popolo di Israele, nello stesso peccato di Gerusalemme: non riconoscere il tempo nel quale siamo stati visitati. E ogni giorno il Signore ci fa visita, ogni giorno bussa alla nostra porta. Ma dobbiamo imparare a riconoscere questo – ha aggiunto il Papa -, per non finire in quella situazione tanto dolorosa: ‘Quanto più li amavo, quanto più li chiamavo, più si allontanavano da me’. ‘Ma io sono sicuro delle mie cose. Io vado a Messa, sono sicuro…’. Tu fai tutti i giorni un esame di coscienza su questo? Oggi il Signore mi ha visitato? Ho sentito qualche invito, qualche ispirazione per seguirlo più da vicino, per fare un’opera di carità, per pregare un po’ di più? Non so, tante cose alle quali il Signore ci invita ogni giorno per incontrarsi con noi”.