Dal momento che la liberazione delle terre irachene “è imminente”, il patriarca caldeo Louis Raphaël Sako propone “alcune idee pragmatiche” per la fase post-Isis.
Evitare le vendette “per evitare di essere trascinati verso ulteriori spargimenti di sangue e distruzione. L’unione è la salvezza” degli iracheni. “Si affronti chiunque tenti di ‘scippare’ la nazione e la religione per il proprio tornaconto personale, affermi di esserne il custode e, in loro nome, inciti a uccidere civili, distruggere istituzioni e infrastrutture, allontanandosi totalmente dalla natura della convivenza e dalla fratellanza, e dalla natura della religione. Si chieda a chi sostiene queste organizzazioni distruttive, finanziandole e fornendo loro armi, di desistere dal commettere quei gravi peccati. Il terrorista non è solamente colui che compie l’atto terroristico, ma chiunque produca questo pensiero distruttivo, lo diffonda e lo finanzi.
Si respinga il sentimento di frustrazione che domina su molti: arrendersi alla disperazione uccide lo spirito e spegne la speranza in un domani migliore. Mobilitarsi per smantellare questa ideologia costruendo una cultura nuova e una prospettiva chiara fondata sui valori dell’incontro, dell’accettazione reciproca, del rispetto dell’umanità, rafforzando la pace, la stabilità, la giustizia e l’uguaglianza che condividiamo, e tornando a edificare l’essere umano prima ancora degli edifici.
Creare un sistema politico civile che funga da nuovo patto sociale (Costituzione), risolva le cause della crisi rimanendo lontano dai presupposti settari, nazionalistici, religiosi e di partito, e rispetti i margini di rappresentanza e partecipazione di tutti”. Come Chiesa, continua il patriarca Sako, “esprimiamo il nostro profondo dolore e la nostra tristezza per le vittime di tutti gli attacchi terroristici, e condanniamo con forza gli eventi orribili in cui molti innocenti hanno perso la vita o sono stati costretti a emigrare. Rinnoviamo la certezza della piena solidarietà della Chiesa verso tutte le parti colpite e preghiamo per i martiri, i feriti, i dispersi e le persone costrette a emigrare. La preghiera e l’unione sono le nostre armi per combattere l’ingiustizia”.