“Tutto è opera dello Spirito Santo…”. “La pace dell’anima per la fiducia in Dio mai ti deluderà…”. “Credi in Lui, come tuo padre. Se c’è una difficoltà, stai sicuro che Lui ci vede qualcosa di buono in essa…”.
Parole di saggezza offerte in un’intervista a ZENIT dal cardinale Anthony Soter Fernandez, il primo porporato malese della storia.
Papa Francesco ha annunciato la sua nomina cardinalizia, assieme ad altri 16, al termine dell’Angelus del 9 ottobre.
Il cardinale Fernandez è uno dei quattro ultraottantenni che all’ultimo concistoro sono stati onorati per il loro lungo servizio alla Chiesa.
L’arcivescovo emerito di Kuala Lumpur ha condiviso con noi quanto ha imparato in tutti questi anni.
Il porporato ha trascorso alcune ore con ZENIT presso la residenza del Papa, alla Casa Santa Marta, la scorsa settimana ed è stato così gentile da domandarmi se avessi già fatto colazione. Nonostante l’avesse già fatta, sono stata felice di accettare da lui un espresso in via della Conciliazione.
All’inizio del nostro incontro, il cardinale ha voluto discutere in modo specifico alcuni passaggi dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium di papa Francesco, che l’hanno davvero “commosso”.
“I vescovi mi hanno soprannominato ‘33’”, confida il porporato asiatico, in quanto è rimasto impressionato dal seguente passaggio: “La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del “si è fatto sempre così”. Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità. Una individuazione dei fini senza un’adeguata ricerca comunitaria dei mezzi per raggiungerli è condannata a tradursi in mera fantasia. Esorto tutti ad applicare con generosità e coraggio gli orientamenti di questo documento, senza divieti né paure. L’importante è non camminare da soli, contare sempre sui fratelli e specialmente sulla guida dei Vescovi, in un saggio e realistico discernimento pastorale” (EV33).
Dopo il concistoro, il cardinale ha parlato informalmente con ZENIT e ha riferito di come il Santo Padre lo abbia incoraggiato nel promuovere proprio il n°33 dell’esortazione apostolica e nel servire i poveri.
Ordinato presbitero il 10 dicembre 1966, il cardinale malese celebrerà quindi il prossimo mese, i suoi 50 anni di sacerdozio.
Il 17 febbraio 1978, Soter Fernadez è stato ordinato vescovo per la diocesi di Panang, poi, il 10 novembre 1983, si è insediato nell’arcidiocesi di Kuala Lumpur, che ha guidato per vent’anni, prima della rinuncia, all’età di 71 anni, per motivi di salute. Anche dopo il ‘pensionamento’, continua a servire la sua arcidiocesi. In seguito, è stato nominato padre spirituale del Collegio Generale del Seminario Maggiore di Panang.
Il cardinale Soter Fernandez è tuttora presidente della Conferenza Episcopale Malese e cappellano della Casa San Saverio per gli anziani a Cheras. Venendo a Roma con lui, l’assistente di Soter Fernandez, padre Perreiro ha argomentato che, per il nuovo cardinale, la definizione di “pensionato” è relativa.
Alla domanda su quale sia stata la sua reazione alla nomina cardinalizia, il porporato malese, sorridendo, ha risposto: “Non è una cosa che ho mai sperato o desiderato ma credo sempre nella volontà di Dio. Inoltre, essendo stato malato, ho compreso che Lui mi dà la forza per fare tutto”.
Nell’intervista, il cardinale Soter ricorda anche del suo primo incontro con papa Francesco, che ha avuto luogo dopo l’udienza generale della scorsa settimana. “Mi ha detto inglese: ‘per favore, prega per me’ e io gli ho assicurato che l’avrei fatto”, spiega il porporato, sottolineando una cosa per lui molto importante.
In merito a ciò che lo colpisce di più di Francesco, il cardinale fa riferimento alla sua semplicità, al suo impegno per il dialogo e al modo con cui canalizza la misericordia.
Il cardinale ci racconta poi che nel 1978, quando fu nominato vescovo di Panang, scelse come motto episcopale “Giustizia e Pace”. Osserva poi che oggi, molto più che in passato, la giustizia e la pace giocano un ruolo assai importante, specie nelle sfere sociale e politica di questa nazione multireligiosa e multiculturale.
Soter sottolinea anche il suo apprezzamento per il realismo di papa Francesco. “Non voleva indossare quelle scarpe rosse” ed “è se stesso”, dice.
Di seguito, il porporato malese racconta del suo affetto verso San Giovanni Paolo II e ricorda di quando, dopo essere stato ordinato vescovo, ebbe la fortuna di incontrarlo per la prima volta durante una visita ad limina. “La prima cosa che pensai fu: ‘Grazie Signore che questo papa parla inglese, perché non ho studiato latino’”, dice sorridendo.
“Tante volte sono andato e l’ho visto”, sottolinea, ricordando in particolare l’incontro avuto dopo l’ordinazione episcopale: “Dissi a Giovanni Paolo II: ‘Santità, vorrei ringraziarla per la fiducia nei miei confronti, nominandomi arcivescovo di Kuala Lumpur. E lui mi abbracciò, dicendo: ‘Sono tuo fratello’”.
Rammenta ancora il cardinale Soter: “Nel 2001 io ero presidente della conferenza episcopale malese e mi ricordo di questo incontro con lui… Era il momento in cui il Papa ci stava distribuendo dei rosari ed io gli chiesi: ‘Oltre al rosario per me, potrei averne uno per mia madre?’. E lui, scherzando, ad alta voce annunciò, molto dolcemente: ‘Lui vuole un rosario per suo mamma… dategliene uno”.
Parlando ancora di Giovanni Paolo II, il porporato malese afferma: “Dio ha camminato con un santo”.
Altro aneddoto raccontato da Soter riguarda la lettera personale che San Giovanni Paolo II gli inviò nel 2003, nel 25° anniversario di ordinazione episcopale: “Del suo ardente zelo verso il dovere, non ha beneficiato solo il gregge che le è stato affidato ma si è manifestato in modo chiaro in tutta l’Asia”.
“Il suo ruolo nella Conferenza Episcopale di Malaysia, Singapore e Brunei continua a brillare anche nei notevoli sforzi per dare direzione e scopo alla Chiesa della Malaysia occidentale”, aveva sottolineato in quell’occasione il pontefice polacco.
Riguardo a come sia la sua vita di vescovo emerito, ora che è cardinale, Soter conferma di essere ancora attivo, aiutando la gente ed impegnandosi nel dialogo.
Parlando di iniziative nel suo paese finalizzate a rafforzare il dialogo interreligioso, il cardinale osserva come, per i cristiani, ci sia la tradizione di ritrovarsi assieme a Natale e che, quest’anno, anche musulmani e persone di altre fedi saranno invitati.
Particolarmente apprezzata dall’arcivescovo malese è la sorprendente scelta del Papa di scegliere nuovi cardinali nelle periferie, “come segno dell’impegno del Pontefice nell’aiuto alla Chiesa universale”.
Il cardinale ha poi parlato delle sfide pastorali in atto nel suo paese multireligioso e multiculturale.
“I matrimoni misti”, afferma, sono “un classico esempio di questo: un’amabile ragazza cattolica insiste di voler trovare uno sposo cattolico e dice che lui dovrebbe convertirsi al cattolicesimo. Poi, il giorno che si sposano, lui dice: ‘Ecco qua. Tu sei mia moglie. Nessuna conversione cattolica’. Per fortuna non avevano consumato il matrimonio. Ci vollero molti anni prima dell’annullamento. Sfortunatamente succedono molte cose del genere”.
Quando gli domandiamo riguardo alla situazione dei cattolici, lui osserva: “Se anche le comunità ecclesiali di base sono unite, tutte le etnie possono davvero essere unite. Le parrocchie possono essere unite. Dove il Signore è presente, tutti sono uniti”.
“Nel nostro paese, c’è questa diversità… le etnie sono molte, ci sono molti musulmani”. Gli chiediamo se il fatto che i musulmani siano la maggioranza nel paese condizioni i cattolici, il cardinale risponde che gli sforzi per il dialogo non mancano e che tutti possono coesistere.
Gli domandiamo se le scelte di papa Francesco per i cardinali possano aprire le porte ad un pontefice asiatico e lui risponde: “Non si può mai sapere…”.
“È stata la volta dell’America Latina… ed è stato un cambiamento radicale. Richiede coraggio. Non ha voluto prendere macchine ma ha preferito prendere un bus e andare…”, afferma, osservando che le cose cambiano e non ci è dato sapere cosa ancora accadrà.
Gli chiediamo infine se ha consigli da dare ai giovani preti e il cardinale Soter li esorta a parlare meno di Dio e ad “iniziare ad ascoltarlo…”.
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