“Il, 25 novembre, alle 10:29 della notte è morto il Comandante in Capo della Rivoluzione Cubana Fidel Castro Ruz”, scrive il sito web ufficiale Cubadebate. Il corpo, ha detto Raul, sarà cremato nelle prossime ore.
Sorpresa e silenzio nella notte all’Avana dopo la notizia della morte di Fidel Castro resa nota alla tv statale dal fratello, il presidente Raul Castro, poco dopo la mezzanotte ora locale.
Papa Francesco nel telegramma di Cordoglio ha scritto: “Nell’apprendere la triste notizia della scomparsa del suo caro fratello, l’eccellentissimo signor Fidel Alejandro Castro Ruz, ex presidente del consiglio di Stato e del governo della Repubblica di Cuba esprimo i miei sentimenti di dolore a vostra eccellenza e agli altri famigliari del defunto dignitario, nonché al governo e al popolo di quella amata nazione. Nello stesso tempo offro preghiere al Signore per il suo riposo e affido tutto il popolo cubano alla materna intercessione di Nostra Signora de la Caridad del Cobre, patrona del Paese”.”
Abbiamo chiesto una riflessione al Vescovo Emerito Mons. Gervasio Gestori che conobbe da vicino la figura emblematica e carismatica del Líder Máximo.
Mons. Gestori: “La morte di Fidel Castro mi colpisce profondamente e segna indubbiamente la fine di un’epoca.
Nella mia prima visita a Cuba, inizio settembre 1993, si prospettò una possibile visita a Castro, ma poi mi ricevette la ministra per gli Affari religiosi, Caridad Diego Bello, persona di fiducia di Fidel, mentre nella seconda visita, gennaio 1998, appena ritornato a Roma Giovanni Paolo II, incontrai il Grande Capo, accompagnato dal Cardinale Arcivescovo Ortega de L’Avana.
La figura era ieratica, certamente affascinante e non priva di carisma. Mi disse: “Noi cubani piccolo popolo, il Papa Grande persona della Chiesa Cattolica”.
Mi aveva ricevuto in una delle sue grandiose residenze.
Non era estraneo alla problematica religiosa. In quanto allievo dei gesuiti, da giovane, aveva ricevuto una buona formazione cristiana, anche se poi la sua vita era stata completamente dedita all’attività rivoluzionaria e poi politica, però con una sensibilità fortemente ricca di umanesimo e con un forte senso di giustizia, secondo i grandi canoni del materialismo marxista.
La situazione del popolo cubano, sotto il suo regime, non fu priva di grandi sofferenze, pur in un contesto di egualitarismo sociale. La libertà di quel popolo fu molto limitata ed anche la Chiesa non ebbe quelle libertà normali per la sua vita. La fedeltà dei cristiani di cuba e la sapienza dei suoi Pastori sono una testimonianza meravigliosa. Eliminò le feste religiose e pose gravi limitazioni ai sacerdoti ed alle vocazioni seminaristiche. Tuttavia non ruppe mai le relazioni diplomatiche con la Santa Sede, accogliendo sempre il nunzio Apostolico a L’Avana, ed inviando un proprio Ambasciatore in Vaticano. Questo permise, con la pazienza e nella speranza, di compiere buoni passi nella giusta direzione.
Alcune prime conseguenze si ebbero con la visita di Giovanni Paolo II (ad esempio, venne ripristinata anche a livello civile la festa del Santo Natale).
Durante la cerimonia di chiusura dell’Anno Santo della Misericordia, incontrai a Roma il Cardinale Ortega e il Card. Stella, già Nunzio Apostolica a Cuba, e commentammo la situazione attuale dell’isola Caraibica, constatando le evoluzioni in atto, in grado di suscitare buone speranze per il prossimo futuro.
Se non interverranno fatti nuovi, la morte di Castro potrebbe accelerare l’evoluzione verso la democrazia politica e verso una diversa condizione di vita per le Chiese cubane..
Custodisco nel cuore, pregando, tanti ricordi di persone meravigliose e mi auguro che arrivino ben presto tempi migliori.”
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