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Si chiama Curricolo Nazionale per l’Educazione di Base. Approvato nel giugno scorso, entrerà in vigore dal prossimo anno scolastico e prevede che gli istituti scolastici pubblici del Perù di impartiscano un’educazione di genere agli alunni.
Uno degli obiettivi è insegnare agli studenti a vivere una sessualità in maniera piena e responsabile, cioè “prendere coscienza di se stesso come uomo o donna, a partire dallo sviluppo della propria immagine corporale, della sua identità sessuale e di genere, e mediante l’esplorazione e la valutazione del suo corpo. Presuppone lo stabilire relazioni di uguaglianza tra donne e uomini”. Inoltre – si legge ancora nel programma – si vuole anche “riconoscere e mettere in pratica comportamenti prestando attenzione a situazioni che mettono a rischio il proprio benessere e che colpiscono i suoi diritti sessuali e riproduttivi”.
Lo scorso 25 novembre centinaia di genitori peruviani hanno marciato sotto il Ministero dell’Educazione, per rivendicare il loro diritto prioritario ad educare i propri figli in base ai valori in cui credono. “Siamo genitori in difesa dei nostri figli”, è lo slogan che campeggiava su uno striscione alla testa del corteo.
Precisando che la manifestazione non è mossa da alcun sentimento di discriminazione nei confronti degli omosessuali, il coordinatore dell’evento, Aldo Tacuri, ha denunciato che questi corsi vorrebbero insegnare agli studenti che la sessualità è un dato culturale, che dunque si può scegliere liberamente.
“L’80% del Paese è contro l’ideologia gender”, ha rimarcato Tacuri, sottolineando che nelle prossime settimane ci saranno altre manifestazioni per dissuadere il Governo da un simile progetto.
[a cura di Federico Cenci]