PatriarcaM. Chiara Biagioni

Una giornata storica di dialogo e di fraternità con il cuore spalancato all’Europa, al Mediterraneo, al mondo lacerato dai conflitti e dal terrorismo. Lascia un segno forte la visita del Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I a Bari, città che si affaccia sul Mar Mediterraneo, e che per la sua storia è sempre stata ponte tra la cultura orientale bizantina e la cultura occidentale latina. Bartolomeo è arrivato qui per inaugurare l’anno accademico della facoltà teologica di Puglia e per ricevere il premio ecumenico “San Nicola” per il “servizio reso alla promozione dell’unità dei cristiani”. Ad accoglierlo ci sono tutti i vescovi della Puglia, mons. Brian Farrell del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, mons. Ambrogio Spreafico e don Cristiano Bettega per la Cei, il sindaco di Bari Antonio Decaro e il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano.

Nella Laudatio, l’arcivescovo di Bari, monsignor Francesco Cacucci, chiama Bartolomeo “un costruttore di ponti”, un uomo in grado di “esprimere la saggezza dell’Oriente nel linguaggio dell’Occidente” la cui fama nel mondo ha raggiunto “un incalcolabile numero di persone, tutte colpite da un messaggio che non lascia indifferenti”, e da un impegno su temi “come la pace nel mondo, i diritti umani, la libertà religiosa, la tolleranza religiosa e la tutela ambientale”.

Bartolomeo ascolta ma poi con la grandissima umiltà dice di accettare il premio “come segno profetico dell’unità di tutte le Sante Chiese di Dio, il cui cammino teologico tra le nostre Chiese e l’amore, il rispetto e la collaborazione sono uno dei tratti fondamentali”.

La sua Lectio Magristralis è un appello forte per la pace nel Mediterraneo e per l’accoglienza dei migranti. Perfetta la sua sintonia con papa Francesco e vivo è il ricordo del viaggio che insieme fecero sull’isola di Lesbo, tra i profughi in arrivo dalle sponde Nord del Mediterraneo verso la Grecia. Il Patriarca richiama da Bari la responsabilità dell’Europa e senza giri di parole lancia una denuncia:“L’Unione Europea ha faticato e fatica a comprendere la grande valenza del Mediterraneo e la sua portata storico-religiosa, stritolata tra laicizzazione e secolarizzazione”.

chiesa biagioni

E mentre l’Europa latita, “il Mediterraneo, il mare dell’incontro e della cultura, della convivenza di religioni e popoli – dice Bartolomeo – , si è trovato improvvisamente attraversato da ondate di disperati che fuggono da guerre, dal fondamentalismo religioso, apparso sulla scena Medio-Orientale, da carestie, prodotte troppe volte dalla ingordigia di pochi a scapito di molti, da tirannie che rendono impossibile la vita, dalla mancanza dei più elementari beni di sopravvivenza”. Di fronte “un mare che è diventato la tomba di tanti Fratelli e Sorelle che sognavano una vita migliore”, il Patriarca chiama a raccolta anche le religioni. Il loro ruolo “è fondamentale” – dice – per “allontanare i fondamentalismi”, “ricreare la reciproca stima tra i popoli”, “superare diffidenze, violenza, stragi e genocidi”.

“Se tutti i soggetti interessati – conclude Bartolomeo – sapranno creare ponti tra individui, popoli e culture, allora potremmo essere ancora segno di speranza per l’umanità. Solo così Adriatico e Ionio, Puglia e Italia e le altre sponde dei nostri mari torneranno ad essere luoghi di comunione per tutti”.

La “festa” a Bari continua. E nel pomeriggio l’arcivescovo Cacucci consegna alla parrocchia ortodossa di Bari la Chiesa del Sacro Cuore nella centralissima via Cavour. Il dono – si legge in una nota della arcidiocesi – si inserisce in “un’intensa esperienza spirituale ecumenica” dando ogni domenica in “affido” alcune chiese di Bari vecchia alle comunità ortodosse georgiana, rumena, etiopica, eritrea. “E’ un grande segno di amore, di fraternità”, commenta  il metropolita Gennadios, arcivescovo ortodosso d’Italia e Malta. “Una strada aperta per la riconciliazione e per realizzare la grande volontà di Dio, il suo Testamento, che tutti siano una cosa sola”. Anche monsignor Ambrogio Spreafico concorda e aggiunge:“Il Papa e il Patriarca sono accomunati dalla visione di un cristianesimo che parla nella storia e nel mondo, che non si chiude, che non vive per se stesso, che in questo tempo difficile di guerre, di terrorismo, di migrazioni riscopre la sua fede come una spinta che accoglie e che testimonia il Vangelo di Gesù nella storia.Il gesto di questo pomeriggio rientra in questa visione: se noi siamo uniti, diamo un grande messaggio in un tempo difficile come il nostro e in un momento difficile anche per un paese come il nostro paese in cui le contrapposizioni sembrano non vogliano farci vivere nella comunione, nell’unità”.

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