Arriva in libreria l’intervista che Papa Francesco ha concesso a Stefania Falasca di “Avvenire”. Il volume, edito da Edb (Edizioni dehoniane Bologna) insieme al quotidiano cattolico, s’intitola “La smemoratezza di Dio” e si apre con l’introduzione di monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano e segretario del “C9” (il consiglio dei cardinali voluto da Papa Francesco). La misericordia, la missione, la mondanità spirituale: questi gli argomenti centrali della conversazione.
“Il Giubileo? Non ho fatto un piano. Le cose – esordisce il Papa – sono venute. Semplicemente mi sono lasciato portare dallo Spirito. La Chiesa è il Vangelo, non è un cammino di idee. L’Anno sulla misericordia è un processo maturato nel tempo, dal Concilio… Anche in campo ecumenico il cammino viene da lontano, con i passi dei miei predecessori. Questo è il cammino della Chiesa. Non sono io. Non ho dato nessuna accelerazione. Nella misura in cui andiamo avanti, il cammino sembra andare più veloce, è il motus in fine velocior”.
Le parole di Francesco, scrive monsignor Semeraro, “sono come uno spiraglio che permette di vedere il suo animo e, al tempo stesso, lasciano trasparire limpida e forte la sua spiritualità ignaziana. Negli Esercizi, infatti, Ignazio scrive che per conoscere e ascoltare, per accogliere e fare la volontà di Dio è previamente ‘necessario renderci liberi rispetto a tutte le cose create’; è importante mettere da parte se stessi, con le proprie aspettative, i propri modi di pensare e gli schemi personali per essere liberi alla mozione dello Spirito: ‘Solamente desiderando e scegliendo quello che più ci conduce al fine per cui siamo creati’. È il numero 23 degli Esercizi, che riguarda il famoso ‘principio e fondamento’. Si tratta, in fin dei conti, di amore verso Dio e di liberazione interiore per collocarsi totalmente nelle sue mani; si tratta di lasciar ‘fare a Dio’. E questa è docilità piena. Così Francesco è giunto al Giubileo”.