A ricordarlo è stato padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, nella seconda predica di Avvento in Vaticano, alla presenza del Papa. Il discernimento, ha spiegato Cantalamesa, “non è per applicare a tempi nuovi regole vecchie, ma per dare regole adatte ad ogni generazione”. A volte, ha denunciato il predicatore, può esserci la “paura di compromettere l’autorità del magistero, apportando dei cambiamenti”, ma si dimentica che “l’infallibilità che la Chiesa e il Papa rivendicano per se stessi non è di un grado superiore a quella attribuita alla Scrittura rivelata”. “Molte verità, anche nella Bibbia, si formano lentamente e progressivamente”, ha sottolineato il domenicano: “anche nell’ambito morale alcune leggi vengono abbandonate per far posto a leggi e criteri più rispondenti allo spirito dell’Alleanza”.
“Il criterio nella Chiesa è la continua rilettura del Vangelo alla luce delle domande nuove che vengono poste al vangelo”, ha detto Cantalamessa, ricordando che la “regola” di Gesù è “no al peccato, sì al peccatore”: Gesù, infatti, “condanna l’adulterio, ma perdona l’adultera; riafferma l’indissolubilità del matrimonio, però si trattiene con la Samaritana e le rivela il segreto messianico in un modo che non aveva rivelato a nessuno”. “L’esercizio effettivo della collegialità dei vescovi apporta al discernimento la varietà delle situazioni locali e dei punti di vista”, ha proseguito Cantalamessa, sottolineando che durante il Concilio di Gerusalemme, il primo della Chiesa, “è stato dato ampio spazio ai due punti di vista in contrasto: ci fu un’accesa discussione, ma proprio questo consentì di concludere: ‘abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi…’)”. “Lo Spirito guarda alla Chiesa in due modi diversi”, ha concluso Cantalamessa: “a volte in modo carismatico, tramite l’ispirazione profetica, altre volte con la collegialità, attraverso un paziente e difficile confronto, perfino un compromesso tra le parti”.