Don ArmandoDIOCESI – Le nostre comunità potranno rimanere vive e dinamiche nell’opera di nuova evangelizzazione nella misura in cui la “conversione pastorale” che siamo chiamati a vivere sarà plasmata quotidianamente dalla forza rinnovatrice della misericordia. (Misericordia et misera n. 5).

La conversione pastorale sarà proprio il tema dell’incontro diocesano di formazione che si terrà questa sera alla ore 21.00 presso la Sala Giovanni Paolo II a Centobuchi. Nella lettera apostolica “Misericordia et misera” scrive il papa: «Concluso il Giubileo è tempo di guardare avanti e di comprendere come continuare con fedeltà, gioia ed entusiasmo a sperimentare la ricchezza della misericordia divina» (n. 5).
La misericordia infatti non può essere una parantesi nella vita della Chiesa “ma costituisce la sua stessa esistenza, che rende manifesta e tangibile la verità profonda del Vangelo” per cui “chiede di essere ancora celebrata e vissuta nelle nostre comunità”(cf n. 1).
C’è davvero tanto bisogno di sentirsi ripetere che non c’è barriera che tenga di fronte alla misericordia di Dio, che nessun peccato può rimanere non assolto. Forse prima di pensare a come ‘veicolare’ la misericordia del Padre verso gli altri, è bene non dimenticare che, per primi, ne abbiamo proprio bisogno. Non si può fare infatti un cammino di chiesa lamentandosi continuamente per le proprie ferite o continuando a stringere pietre tra le proprie mani! Non si può parlare di comunione, di riconciliazione se non ci si sente ‘perdonati e capaci di perdonare”, in quella logica di gratuità che non cerca riabilitazioni o riscatti, ma semplicemente, di amare anche l’inamabile, con la forza che viene dallo Spirito di Cristo.
Interessante allora diventa l’invito del papa “a far crescere una cultura della misericordia, basata sulla riscoperta dell’incontro con gli altri: una cultura in cui nessuno guarda all’altro con indifferenza né gira lo sguardo quando vede la sofferenza dei fratelli”, non nega un saluto, non rifiuta una collaborazione, per non finire di imitare il fare di tanti scribi e farisei, sempre pronti a puntare il dito sui peccati degli altri e ad invocare rigide applicazioni della legge, ma non disposti a riconoscere il proprio peccato.
Questo invito si colloca nell’orizzonte più ampio del pontificato di papa Francesco e di quella “conversione pastorale” che tutta la Chiesa è chiamata a operare e a vivere (cf n 5; EG, n. 27), un “rinnovamento” che va attuato, in primo luogo, attraverso la “celebrazione” della misericordia. Nel Sacrificio Eucaristico (n. 5), nell’ascolto e nell’annuncio della Parola (nn. 6-7) e in modo del tutto particolare nel Sacramento della Riconciliazione (n. 8-12) si può riscoprire dei luoghi privilegiati nei quali celebrare, sperimentare e comprendere l’inesauribile ricchezza dell’amore di Dio che «a tutti va incontro come un Padre» (cf n. 9). Interessante il segno che Papa Francesco chiede: una giornata dell’anno tutta dedicata alla Parola di Dio. “ Sarebbe opportuno che ogni comunità, in una domenica dell’Anno liturgico, potesse rinnovare l’impegno per la diffusione, la conoscenza e l’approfondimento della Sacra Scrittura: una domenica dedicata interamente alla Parola di Dio, per comprendere l’inesauribile ricchezza che proviene da quel dialogo costante di Dio con il suo popolo. Non mancherà la creatività per arricchire questo momento con iniziative che stimolino i credenti ad essere strumenti vivi di trasmissione della Parola (n. 7) Il papa aggiunge però che non basta celebrare, occorre “vivere la misericordia” ponendo dei gesti di solidarietà e realizzando opere concrete di carità (cfr n. 18).
“Il mondo continua a generare nuove forme di povertà spirituale e materiale che attentano alla dignità delle persone. È per questo che la Chiesa dev’essere sempre vigile e pronta per individuare nuove opere di misericordia e attuarle con generosità ed entusiasmo” (n.19) Altro segno concreto è suggerito dalla Lettera apostolica al n. 21: “Alla luce del “Giubileo delle persone socialmente escluse”, mentre in tutte le cattedrali e nei santuari del mondo si chiudevano le Porte della Misericordia, ho intuito che, come ulteriore segno concreto di questo Anno Santo straordinario, si debba celebrare in tutta la Chiesa, nella ricorrenza della XXXIII Domenica del Tempo Ordinario, la Giornata mondiale dei poveri. Sarà la più degna preparazione per vivere la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, il quale si è identificato con i piccoli e i poveri e ci giudicherà sulle opere di misericordia (cfr Mt 25,31-46). Sarà una Giornata che aiuterà le comunità e ciascun battezzato a riflettere su come la povertà stia al cuore del Vangelo e sul fatto che, fino a quando Lazzaro giace alla porta della nostra casa (cfr Lc 16,19-21), non potrà esserci giustizia né pace sociale. Questa Giornata costituirà anche una genuina forma di nuova evangelizzazione (cfr Mt 11,5), con la quale rinnovare il volto della Chiesa nella sua perenne azione di conversione pastorale per essere testimone della misericordia” (n.21).
L’augurio è che “le nostre comunità si aprano a raggiungere quanti vivono nel loro territorio perché a tutti giunga la carezza di Dio attraverso la testimonianza dei credenti” (n. 21).

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