LibiaMedici Senza Frontiere, che fornisce assistenza in 7 centri per migranti ubicati a Tripoli e dintorni attraverso cliniche mobili denuncia “le gravi condizioni di vita delle persone trattenute ed esprime la sua opposizione alla detenzione indefinita e arbitraria di migranti, rifugiati e richiedenti asilo in Libia”.
La Libia è ancora un Paese diviso dal conflitto, e i combattimenti imperversano in diverse zone. La mancanza di sicurezza, il collasso economico e l’inesistenza di un sistema di legalità e ordine trasformano la vita quotidiana di molti libici in una vera e propria lotta. Inoltre, il Paese è sia un luogo di destinazione sia di transito per centinaia di migliaia di rifugiati, richiedenti asilo e migranti che scappano da conflitti, estrema povertà o persecuzioni.
Una volta in Libia, rifugiati e richiedenti asilo non possono ricevere protezione poiché manca un sistema di asilo funzionante; l’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) svolge un ruolo limitato e la Libia non è firmataria della Convenzione sullo status dei rifugiati. “I migranti sono esposti ad altissimi livelli di violenza e sfruttamento per mano di forze militari, milizie, reti di contrabbando, gang criminali e individui privati”, ricorda Msf. Inoltre, “quelli intercettati in mare dalla guardia costiera libica, o trattenuti in Libia sono inviati in centri di detenzione per migranti.
Qui le persone affrontano una detenzione arbitraria per periodi prolungati in condizioni antigieniche e inumane. Non c’è alcun modo di contestare la legittimità della detenzione, che espone le persone a maltrattamenti, le priva di contatto col mondo esterno e della possibilità di accedere a cure mediche”.

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