La Rete “Iglesias y Minería”, organismo ecumenico emanazione di 70 istituzioni, enti e comunità religiose dell’America latina, in un comunicato chiede di “difendere la vita e i diritti umani del popolo indigeno Shuar dell’Ecuador.
Già da tempo la rete ecclesiale opera assieme al popolo indigeno attraverso il metodo della non violenza attiva, e ha in particolare denunciato l’assassinio di José Tendentza e Freddy Taish, leader comunitari e difensori dell’ambiente. Per le loro uccisioni non è ancora stato trovato un colpevole.
“Recentemente – si legge nella nota – il violento sfratto della comunità Nankints del popolo Shuar, per cedere il passo ad attività estrattive senza mettere in atto alcun meccanismo di consultazione previa, si somma a una serie di violazioni di diritti umani e aggressioni. L’espulsione delle popolazioni è il prodotto della politica estrattiva del Governo ecuadoriano che, in alleanza con il consorzio cinese Ecuacorrientes S.A., intende sviluppare il progetto minerario Panantza-San Carlos, nella provincia di Morona Santiago.
La nota fa presente che la comunità indigena era disponibile al confronto e si è vista invece occupare con violenza i propri territori, con la dichiarazione dello Stato di eccezione e la militarizzazione della zona. Secondo la rete ecclesiale si tratta di una “risposta totalmente inappropriata”.
Di conseguenza, viene rivolto un appello al Governo, perché sospenda le aggressioni e la violenza, al fine di “trovare soluzioni democratiche, degne e rispettose dei diritti dei popoli indigeni dei popoli e delle etnie indigene dell’Ecuador”.