L’ipotesi che da tempo circolava, o la paura, di un possibile attacco terroristico ai mercatini di Natale, una tradizione d’Avvento delle città tedesche, si è purtroppo concretizzata lunedì sera 19 dicembre, nella stessa capitale federale, presso uno dei simboli più significativi e visitati di Berlino, la Gedächtniskirche, la Chiesa della Memoria.
Un tir con targa polacca, proveniente dall’Italia e rubato, con l’autista ucciso sul veicolo, è stato lanciato in mezzo alla folla, uccidendo 12 persone (si teme anche per la vita dell’italiana Fabrizia Di Lorenzo), e ferendone altre 50, compresi alcuni italiani, come i coniugi La Grassa di Palermo. Un attentato che ricorda da vicino la strage di Nizza dello scorso 14 luglio.
La Germania, ripiombata di colpo nella paura, è sotto choc
e ci vorrà del tempo prima che si riprenda, anche se sono già state messe in atto diverse misure per garantire più sicurezza a questi mercatini e alle manifestazioni di questo periodo natalizio e di fine anno.
Sotto choc sono le 93 parrocchie di lingua italiana (note come Missioni) e i connazionali qui residenti, oltre 700mila, che faticano a credere come il terrore possa plagiare a tal punto una persona e impregnarne il cuore di tanto odio da farla diventare un pericolo mortale per tutti. Mostrano la loro solidarietà andando sul posto dell’attentato: portano lumini, fiori, vicinanza, preghiera, che sarà particolarmente presente nelle liturgie del Natale.
Passate le prime reazioni di sgomento, permane la rabbia, tanta rabbia, perché la Germania è accogliente, è generosa con i richiedenti asilo.E tale la cancelliera Merkel vuole mantenere il Paese, tenendo fede al dettato costituzionale e sfidando una crescente opposizione, la xenofoba Alternative für Deutschland (AfD), un movimento di destra che rischia di stravolgere la politica tedesca alle elezioni federali del 2017.
Nel 2015 sono arrivate in Germania 2,14 milioni di persone, con un aumento del 46% rispetto a un 2014 già ricco di ingressi. Considerando il milione circa andato via, rimane un attivo di 1,14 milioni di nuove presenze (nel 2014 erano state 550mila). Il 45% dei nuovi arrivi è costituito da cittadini dell’Ue, con gli italiani ai primi posti (oltre 18mila lo scorso anno). Dalla Siria sono venuti 327mila richiedenti asilo.
Chi paga il conto di queste emergenze?
L’immigrazione storica di fede islamica: cresce il sospetto nei suoi confronti. Gli asilanti: è già stata resa più facile l’espulsione e sono in programma nuove restrizioni. I cittadini comunitari, italiani compresi, che potranno accedere ai sussidi sociali solo dopo 5 anni di permanenza (non più dopo pochi mesi) e – secondo una proposta – avere gli assegni familiari per i figli non residenti non più sulla base dei parametri locali, ma secondo quelli dei Paesi di origine, molto più bassi.
La Chiesa tedesca è sempre stata vicina agli immigrati, oggi in particolare ai rifugiati. Li aiuta e li tutela in tanti modi. Ma non tutti i cattolici sono d’accordo. C’è anche chi esce dal sistema del suo finanziamento (non pagando la tassa del culto) per esprimere il proprio dissenso.
Meglio comunque qualche euro in meno, che scarsa solidarietà con i bisognosi. La Germania, come l’Europa, sarà salvata dalla fedeltà ai suoi valori fondativi. In questi momenti di emergenza troppi lo dimenticano. Pensano a nuovi muri, piuttosto che a gestire con saggezza, che non esclude il realismo, la solidarietà e la pacifica convivenza.