Combattere la penetrazione dell’ideologia gender nelle scuole attraverso la denuncia e l’arroccamento difensivo è utile e i risultati ottenuti dalle associazioni familiari lo dimostrano. Questo atteggiamento tuttavia non è più sufficiente. Si fa sempre più serrata, infatti, l’esigenza di proporre alternative concrete ai corsi scolastici incentrati sull’ideologia di genere.
È da questa consapevolezza che nel 2014 nasce il Progetto Pioneer, come spiega a ZENIT una dei suoi soci-fondatori: Miriam Incurvati, madre e psicologa dell’età evolutiva. “Quello che sembra giungerci dall’alto, quasi come un imperativo categorico, è che l’educazione sessuale a scuola non sia più un optional ma un’esigenza, una realtà – afferma -. Allora è importante, a mio avviso, prepararci tutti a fornire un’alternativa scientificamente valida alle proposte ideologizzate”.
Il Progetto Pioneer è sorto sulla spinta di numerose richieste dalla società civile, di offrire servizi in ambito educativo e formativo, che si proponessero di valorizzare le differenze sessuali. Esso riunisce un gruppo di professionisti provenienti da diversi ambiti disciplinari e con molteplici retroterra socio-culturali. “Ma soprattutto molti di noi sono genitori, mamme e papà”, puntualizza la dott.ssa Incurvati.
La quale afferma che l’obiettivo principale del Progetto è “promuovere il benessere della persona a partire dal suo essere maschio e femmina”, in quanto “essere differenti, maschi e femmine, è una ricchezza”.
Per raggiungerlo – prosegue la psicologa – “noi proponiamo un’educazione sessuale olistica, che tenga conto delle varie dimensioni umane nelle diverse fasi di sviluppo (cognitivo, linguistico, sessuale, relazionale, emotivo etc)”. Finora il Progetto Pioneer ha ottenuto diversi successi in tutto il territorio nazionale, con progetti nelle scuole, incontri formativi per genitori, insegnanti ed educatori. “Stiamo cercando di costruire una rete che possa promuovere un’educazione affettiva sana”, dice la Incurvati.
Il lavoro del competente gruppo di lavoro è delicato, giacché si propone di educare ai temi dell’affettività e della sessualità anche i bambini piccoli, delle scuole elementari. “Tutti i nostri progetti sono strutturati sulla base delle evidenze scientifiche in campo medico e psicologico – spiega allora Miriam Incurvati -. Ad esempio, la competenza cognitiva cambia durante lo sviluppo e il pensiero del bambino prima concreto diviene poi astratto, in modo predominante nell’età adolescenziale”.
La psicologa porta un calzante esempio: “Se si chiede ad un bambino cosa vuol fare da grande, si mette un cappello da pompiere e dice di voler fare il pompiere. Un adolescente, invece, non è capace di proporre un lavoro senza ancorarsi ad un oggetto reale che ha di fronte ed è soprattutto in grado di formulare ipotesi e deduzioni sul suo futuro lavorativo”.
È sulla base di questi mutamenti che “noi di Progetto Pioneer differenziamo l’educazione sessuale nel rispetto dello sviluppo tipico nelle varie fasce di età – prosegue la Incurvati -: ai bambini è utile confermare quello che vedono, si deve promuovere l’identità sessuale e tutti quegli aspetti ad essa connessa. Diversamente, quando il pensiero si fa più articolato è utile aiutare i ragazzi non solo a rinforzare la propria autoconsapevolezza di genere ma anche fornirgli strumenti per comprendere la complessità del mondo che li circonda”.
Il Progetto Pioneer è impegnato anche contro il bullismo, mantenendo sempre la propria lontananza da “strumentalizzazioni ideologiche”. Di qui nasce il progetto “Hospe-hostis”, ideato per le classi superiori “con l’obiettivo di prevenire la discriminazione del diverso attraverso un processo volto ad incrementare l’autoconsapevolezza emotiva e relazionale”.
La Incurvati rileva che “una persona più consapevole di sé, è una persona più disponibile ad accogliere il diverso in ogni ambito: religioso, di razza, di orientamento sessuale”. Anche in questo progetto specifico – precisa – “è di fondamentale importanza la partecipazione delle famiglie e dei docenti. Dedichiamo molto tempo alla loro informazione, adesione, formazione e collaborazione in tutte le fasi del corso”.
La Incurvati non evita di affrontare anche un tema spinoso. Nei mesi scorsi si sono registrati diversi richiami degli Ordini regionali degli Psicologi nei confronti di iscritti che esprimevano un parere in controtendenza rispetto ai cosiddetti “gender studies”.
Lei non sembra preoccupata. “I ‘gender studies’ sono una prospettiva sulla realtà, e non la realtà o la verità su di essa. Criticarli e avere posizioni diverse, quindi è normale e lecito. Fa parte del normale sviluppo della conoscenza”.
“Io con il resto del gruppo – continua -, svolgo il mio lavoro dedicando molto tempo all’aggiornamento e all’approfondimento dei temi di cui mi occupo. Detto questo, ritengo di fare quanto è in mio dovere e potere per svolgere al meglio che mi è attualmente possibile la mia professione. Non aspiro a proporre nessuna verità assoluta, che certo non si può ricercare nella scienza”.
Infine la Incurvati si dice consapevole che il suo ambito d’intervento in quanto psicologa dell’età evolutiva, i bambini e i ragazzi, sono “delicatissimi e preziosi”. Per questo – conclude – “in coscienza, sento di poter utilizzare con loro solo tecniche e strategie la cui validità è ampiamente dimostrata, senza sperimentazioni di alcun tipo, al di là del clima professionale o delle tendenze del momento”.
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